Provenienza:Dono dell'artista all'amico Amedeo Fuga. Eredi Anzolo Fuga.Firmato in basso a desta. In cornice coeva.Anche il quadro di piccole dimensioni è probabile nasca da una richiesta di Emilio Fuga all’amico Vittorio: a percorrerne la storia ci invitano elementi molto specifici, a partire dal soggetto ritratto. Il quadro raffigura un particolare della facciata della Ca’ d’Oro, il noto palazzo gotico in Venezia, che si affaccia sul Canal Grande non lontano da Rialto- la luce dorata che Zecchin diffonde su esso fa sì che ci si riporti sensibilmente ai racconti del 1400, che descrivono la facciata ricoperta in alcune parti di foglia d’oro- e vi si mostrano le forme finalmente riportate all’originale dall’appassionata volontà del Barone Giorgio Franchetti. A restauro quasi ultimato (1916) Giorgio donò all’Italia il Palazzo, perché fosse spazio d’arte per i cittadini. Proprio nel punto raffigurato da Zecchin (come anche in altri) c’era quindi in precedenza, e ben nota ai Veneziani in vita verso fine Ottocento, una superfetazione che alterava la facciata. Probabilmente il quadro, pur nell’esiguità delle sue dimensioni, celebra con riconoscenza la nuova nascita della Ca’ d’Oro nella bellezza e maggior semplicità. Emilio Fuga aveva una certa confidenza con la famiglia Franchetti. Questo avviene a partire dal suo incarico lavorativo, svolto dal 1897 al 1955 come capo dell’Ufficio Vendite nella Cristalleria Murano, ditta pensata, promossa e voluta dal Barone Raimondo Franchetti, imprenditore ispirato, e padre di Giorgio.A facilitare il rapporto di Emilio coi Franchetti erano i valori fra essi condivisi: l’amore per le arti e la loro preservazione, e l’orientamento attivo verso lo sviluppo del territorio in cui operavano. Difficile pensare che sia un caso la presenza di questo quadretto nell’abitazione di Emilio. E c’è un altro aspetto molto suggestivo: il quadretto non fu mai appeso al muro. Nessuno di coloro che frequentavano casa Fuga lo ricorda. Durante un riordino di non molti anni fa è emerso da una piccola catasta, nello studio di Emilio, accanto a molti documenti che riguardavano la Cristalleria. Perché quest’opera così luminosa e gradevole, con dei tócchi precisi di pennello che lo rendono insieme veritiero e ornamentale, non era stato messo in evidenza, godibile da tutti gli ospiti della casa? L’altro quadro era ben stato esposto, così come i gessi secchi delle caricature del gruppo degli amici… Il particolare della rinnovata facciata della Ca’ d’oro è rimasto invece in uno spazio intimo, nello studio di Emilio, e potrebbe anche non essere mai stato appeso al muro- forse per Emilio è rimasto come ricordo caro di Giorgio Franchetti- e forse era stato commissionato – in modo purtroppo intempestivo – proprio per farne dono a lui.