★ MAURIZIO NANNUCCI
(Firenze 1939)
Tracciati grafico-luminosi
tempera su carta, cm 40x40
eseguito nel 1971 c.a
Graphic-luminous traces
tempera on paper, cm 40x40
executed in 1971 c.a
Bibliografia
Argan, 1973
Restany, 1995, pp. 69-73
Risalti 2005, pp. 13-40
Scrittore dello spazio e pittore-poeta della luce: così P. Restany (1995) ha definito
Maurizio Nannucci, sottolinenado i principali ambiti di ricerca di cui l'artista indaga le
potenzialità sin dalla prima metà degli anni sessanta. Le sue prime scritte luminose al neon
appaiono già nel 1967 e lasciano trasparire un interesse sempre maggiore verso un
campo di esplorazione coinvolgente la scrittura, il colore e la luce. Inserito pienamente
nelle sperimentazioni sonore e visive di quegli anni, Nannucci si confronta con esperienze
visuali, interessandosi a un'ampia varietà di modalità espressive: dalla pittura
alla performance, dal libro d'artista alla musica elettronica.
Questo senso di apertura è assolutamente essenziale. Quando penso al mio lavoro, vedo
uno spazio spalancato. Il mio lavoro è una pianificazione o una progettazione totali
all'interno delle quali cerco di muovermi con assoluta libertà. Questo può sembrare
scontrarsi con le idee di ripetizione e di catalogazione. Ma precisamente dall'integrazione
di questi due livelli operativi nel mio lavoro, riesco a raggiungere il grado di libertà e
apertura che viene incontro ai miei bisogni ( Nannucci, in Risalti 2005, p. 18 T.D.S).
In quest'opera, su una superficie cromaticamnete uniforme si distendono alcuni segni,
quasi degli ideogrammi o tracciati grafici, come li definisce Argan ( 1973, s.p.). I
segni si organizzano sulla superficie secondo una disposizione solo apparentemente
casuale: in realtà, l'artista si serve di una sorta di griglia ben definita che gli permette di
collocare gli elementi grafici secondo una determinata progressione. I tre diversi moduli si
ripetono, infatti, per tre volte sulla superficie disponendosi secondo tre direzioni
convergenti nell'angolo in basso a destra e si presentano come una serie crescente o
decrescente in base all'ordine di lettura prescelto. In particolare, Nannucci gioca con gli
effetti luminosi. Argan paragona quei segni a segni conduttori di luce: in effetti,
modulano il propagarsi della luce sulla superficie, ne scandisono la diffusione, ne ritmano
il movimento. La differenza dimensionale dei moduli, sommata alla loro ripetizione, genera
nello spettatore una sensazione di apparente dilatazione o concentrazione spaziale, come
se la serie di tre segni grafici continuasse al di fuori del supporto, verso l'infinitamente
grande o l'infinitivamente piccolo. Nel suo tentativo di estrema riduzione semantica,
tramite l'uso degli stessi tre moduli nei loro differenti formati, Nannucci opera, al
contrario, un'estrema accumulazione di significati: informazioni luministiche, visuali,
direzionali, cromatiche, i segni, possiedono un'ambiguità semantica che favorisce quel
senso di instabilità percettiva, a garanzia di quell'apertura dell'opera ricercata e indagata
dall'artista. (AL)