Olio su tela, cm. 157,5x79,8
II panneggio cartaceo dalle pieghe scheggiate, una certa angolosità delle membra e l'accentuata luminosità sul profilo interno del braccio e fra le dita della mano al petto denotano chiaramente l'appartenenza di questo dipinto a un'area culturale fortemente segnata da influssi belliniani e antonelleschi come fu quella vicentina, soprattutto per merito di Bartolomeo Montagna. E al nome del suo maggiore allievo, lo Speranza appunto, siamo condotti dalla tipologia del volto vicinissima a quella del Cristo benedicente della Walters Art Gallery di Baltimora (cfr. F. Zeri, Italian Paintings in the Walters Art Gallery, Baltimora, 1976, I, pp. 285-286, fig. 136). Una datazione precoce, sul volgere del secolo, prima cioè dell'adesione dello Speranza al giorgionismo, è suggerita dai caratteri ancora strettamente montagneschi di questo San Giovanni. Il dipinto fu il laterale sinistro di un polittico o forse, ma è meno probabile, l'anta sinistra di un organo, come si può supporre dall'impianto architettonico. A questo proposito si ricorderà la collaborazione fra lo Speranza e il Montagna per l'organo della chiesa di San Bartolomeo a Venezia (l'Arcangelo Gabriele e la Vergine Annunciata oggi a Oxford, cfr. B. Berenson, Pitture italiane del Rinascimento, Londra - Firenze, 1958, I, p. 172, figg. 504-509).
Comunicazione scritta di Mina Gregori, senza data; perizia scritta di Carlo Volpe, in data 7 aprile 1972.