Olio su tela, cm. 158x256
Bibliografia
F. Frölich Bum, Einige Unbekannte Werke des Andrea Schiavone, inJahrbruck des Kunsthistorishes Sammlungen in Wien, 1915;R. Peltzer, Niederländisch-Venezianische Landschaftmalerei, inMunchner Jahrbruck der Bildenden Kunst, N.F.I., 1924;J.A. Raczýnski, Die Flämische Landshaft vor Rubens, Francoforte, 1937 (ediz. 1972, fig. 11);G. J. Hoogewerff, Het Landshap van Bosch tot Rubens, Anversa, 1954, tav. 56;Franz H.G., Niederländische Landschaftmalerei im Zeitalter des Manierismus, Graz, 1968, fig. 439;S. Mason Rinaldi, Paolo Fiammingo, in Saggi e memorie di storia dell'arte, Venezia, 1978, p. 71, scheda 41, fig. 345;V Mostra Mercato Internazionale dell'AntiquariatoTesori d'arte a Venezia, Venezia, Palazzo Grassi, 2 - 24 ottobre 1982, p. 91;Dipinti di antichi maestri veneti dal '400 al '700, Verona, Galleria Menaguale, 1991, cat. p. n.n.L'importante tela raffigura i lavori della campagna e le attività umane durante la stagione autunnale; tale soggetto, non di 'storia', ma piuttosto concentrato sul rapporto figura-paesaggio, era particolarmente congeniale al pittore, che lo replicò più volte, anche variandolo (cfr. le Allegorie dei Pianeti a Monaco, Bayerische Staatgemäldesammlungen e le Allegorie delle Stagioni del Prado). Erano questi infatti i temi che resero noto in Italia il Fiammingo, nei quali all'abilità del paesista nordico egli univa il gusto allegorico del Manierismo, al quale si era accostato in un suo probabile soggiorno a Firenze verso il '70, ela maniera appresa a Venezia (C. Ridolfi, Le meraviglie dell'arte, Venezia, 1648) nella morbida stesura che anima di pennellate luminose i suoi paesaggi boscosi.Il dipinto è una delle varie Allegorie dipinte da Paolo Fiammingo. Essa raffigura dei costruttori al lavoro dentro un fitto bosco colmo di alberi ricchi di fronde, trattati in modi mezzo fiamminghi e mezzo veneziani, posti su un terreno accidentato che si perde lontano in vari piani. Però lo spirito dell'opera è soprattutto veneziano, con una tendenza al tintorettismo, anche se qualche elemento come la grande figura a destra risente dell'origine del pittore e della reciproca influenza ch'era tra i molti artisti fiamminghi che, verso la fine del '500, passavano o soggiornavano a Venezia (cfr. C. Limentani Virdis, 1978, p. 141). Per la datazione del dipinto si ritiene valida quella tra il 1586 e il 1591, proposta dalla Mason Rinaldi nel suo fondamentale studio sul pittore (1978, p. 71) dove, nella relativa scheda informa che il dipinto in passato fu attribuito allo Schiavone dalla Frölich Bum (1915), quindi restituito al Fiammingo dal Peltzer (1924).
Opera notificata dalla Soprintendenza ai Beni Artistici e Storici, prot. n. 2978, in data 07-02-1981.Comunicazione scritta di Mina Gregori, senza data.