Il 9 maggio scorso, Deloitte ha presentato la sua consueta analisi sul mercato dell'arte e sui beni da collezione alla quale quest'anno ha partecipato anche il nuovo Amministratore Delegato di Finarte, Alessandro Guerrini. Ecco alcuni punti chiave del suo intervento.
In occasione della consueta analisi di Deloitte, Alessandro Guerrini, nuovo Amministratore Delegato di Finarte, ha presenziato all'evento, condividendo le sue esperienze e le sue più recenti iniziative per la valorizzazione del patrimonio artistico. Ecco alcuni punti chiave che Guerrini ha voluto affrontare.
Il mercato dell’arte nel 2023: ci potrebbe dare un commento di sintesi?
Il 2023 è stato un anno molto positivo per il Gruppo Finarte, che per la prima volta considera nel proprio perimetro anche Czerny’s – casa d’asta leader a livello internazionale nel settore delle armi antiche – acquisita nel novembre del 2022.
Il Gruppo ha intermediato vendite per circa 35 milioni di euro (+25% rispetto all’anno precedente), realizzando il miglior risultato di sempre e consolidando la propria posizione nel mercato italiano. A crescere non è stato solo il numero degli affidamenti, ma anche la percentuale di venduto, la qualità e il valore medio dei beni che ci sono stati consegnati.
Quali sono i principali driver che hanno determinato l’assestamento del mercato dell’arte in Italia?
Il mercato dell’arte in Italia, nel 2023, ha effettivamente registrato una leggera flessione a livello aggregato, rispetto all’anno precedente, ma è opportuno rilevare come il 2022 sia stato un anno straordinario che ha beneficiato dell’effetto “rimbalzo”, dopo un biennio di emergenza sanitaria: pertanto il confronto del mero dato numerico va letto e interpretato con capacità critica.
Al di là di questa considerazione, senz’altro l’inflazione e l’aumento dei tassi d’interesse hanno influenzato le vendite, ma i motivi della contrazione vanno ricercati anche nei risultati e nelle scelte strategiche di singoli operatori che possono aver deciso di ridurre il numero delle vendite o di delocalizzarle in altri paesi in cui operano. Non leggerei dunque l’assestamento del mercato italiano necessariamente come un trend ribassista.