L'opera è accompagnata dalla scheda a cura di Emiliano Stefenetti, che si riporta di seguito.Provenienza:Collezione privata lombarda.La Vergine, seduta in trono, è rappresentata frontalmente mentre col braccio destro regge il Bambino, dall’atteggiamento vivace, che si erge in piedi sulle sue gambe. La scultura presenta diverse lacune che fortunatamente sono limitate alle parti più laterali del gruppo, dove invece sono maggiormente evidenti la perdita delle parti finali di entrambi gli arti del Gesù Bambino e parte del braccio sinistro della Madonna, così come persa è tutta la policromia originaria.I volumi massicci delle figure, delle vesti e dei volti, nonché la posizione solida del gruppo, risente di un intriso classicismo (eco anche di modelli sansoviniani) e ci portano ad inquadrare l’opera in area ligure, nei modelli stilistici e compositivi del primo barocco genovese, vicina al linguaggio della produzione degli Orsolino e di Leonardo Mirano, importanti artisti genovesi che hanno caratterizzato la scultura nella prima metà del XVII secolo in Liguria. Confronti stringenti si possono costruire con le opere realizzate da queste due botteghe. I volti dell’opera qui in esame sono caratterizzati dai volumi carnosi delle guance e dai grandi bulbi oculari, caratteristiche che si possono riscontrare nella Madonna col Bambino di Santa Maria delle Vigne degli Orsolino e nella più modesta Madonna col Bambino del Mirano conservata nell’Abbazia di Sant'Andrea Apostolo di Borzone. Così come interessante è il confronto con le svariate versioni marmoree della Madonna del Carmine in trono sparse per le chiese di Genova realizzate sempre dagli Orsolino, su cui tutte spicca quella conservata nella Chiesa di Sant’Anna. Le figure sedute in trono sono accomunate dai volumi ampi e compatti, i piedi calzano sandali alla romana ed il panneggio lascia intravedere la parte finale delle dita. Il manto, chiuso al petto, copre il capo scendendo con pieghe verticali e particolarmente lineari dove sopra poggia una corona in metallo, che in origine era parte integrante anche nella nostra statua, data la presenza del gradino esterno che è ancora visibile sopra il capo di Maria che serviva ad incastro della stessa. Il bimbo a sua volta, che differisce nella posa, è accomunato dal volto paffuto e dalla folta chioma riccioluta. Il paragone ci aiuta a supporre inoltre che la nostra Vergine col Bambino sia un un’ulteriore variante della Madonna del Carmine, immagine molto diffusa e richiesta nella Liguria del primo Seicento: possiamo quindi ipotizzare la posa delle braccia, qui mancanti, che si allungavano in avanti porgendo con le mani lo scapolare in tessuto che la tradizione vuole sia stato dato in dono al priore Simone Stock, con la promessa che chi lo avesse indossato sarebbe stato liberato dalle pene del Purgatorio.Per queste ragioni, l'opera va riconsegnata ad un intagliatore ligure affine agli Orsolino e il Mirano, che orbitava nella Genova intorno alla metà del XVII secolo e conosceva bene il linguaggio in voga tra i suoi contemporanei scalpellini, usando il legno per rispondere forse a committenze meno abbienti. Le importanti dimensioni infine ci spingono ad ipotizzare una sua originaria collocazione pubblica, all’interno di una nicchia centrale di un importante altare che decorava la navata laterale di una chiesa ad oggi non meglio identificata.