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Hiroo Kamimura
collage su tavola, Largh. 26 - Alt. 36 cm 1969 firmato e intitolato al retro
Poesia visiva. Un fenomeno, seppur globale, considerato di nicchia e seguito da un ristretto gruppo di persone. Più che di collezionisti, in questo caso, si può parlare di amanti gelosi, avidi di tutto ciò che lo riguarda.
Il movimento dei poeti visivi muove i suoi primi passi nel 1963, in occasione del convegno di Firenze “Arte e Comunicazione“. La poesia visiva punta a essere nuova forma di linguaggio che unisce arte e cultura, trascendendo l’aspetto puramente artistico per trasformarsi in una vera e propria azione sulla vita. Le parole e le immagini tipiche della comunicazione di massa vengono decontestualizzate col fine di essere completamente stravolte e trasformate nel loro significato. Osservando il lavoro dei poeti visivi, il richiamo alle “parole in libertà” del futurismo o ai ready-made di matrice duchampiana può sembrare fin troppo evidente. Eppure, l’elemento innovativo è la distruzione e la conseguente reinterpretazione del concetto tradizionale di scrittura, di poesia e di linguaggio mediatico sia verbale che visivo.
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