Olio su tela, cm. 76,5x64. Con cornice
Il dipinto è accompagnato da un'expertise del prof. Ferdinando Bologna datata 7 novembre 1999. Lungo tutto l’arco della sua attività Ribera ebbe una particolare predilezione per la raffigurazione di figure di apostoli, santi, profeti e filosofi, per lo più a mezzo busto. All’interno di questa ideale galleria di esempi di virtù, spiccano le molteplici effigi dell’apostolo Giacomo il Maggiore, fra loro variate per taglio compositivo, postura del protagonista e misure. Nella potente immagine che qui si presenta, pubblicata da Nicola Spinosa in tutte le edizioni della sua monografia su Ribera, l’identificazione del santo risulta inequivocabile per via della presenza di tutti i suoi attributi principali: il libro che allude al vangelo, nonché il bastone e la conchiglia sul mantello, elementi distintivi del pellegrino. Colpisce l’aspetto giovanile e vigoroso dell’apostolo, che viene contrappuntato dalla sua espressione assorta e meditativa, con lo sguardo rivolto davanti a sé, idealmente verso lo spettatore, ma in effetti rapito da vaghi pensieri e quasi malinconico, come a prefigurarsi il destino che lo attende di primo apostolo martirizzato, decapitato nell’anno 44 a Gerusalemme. La fisionomia del protagonista s’inserisce in modo ben riconoscibile nel repertorio riberesco di volti di santi, tra cui, limitandoci alle effigi di Giacomo Maggiore, vale la pena di segnalare le versioni del Museo de Bellas Artes di Siviglia, del Musée des Beaux-Arts di Marsiglia e soprattutto quella già presso Colnaghi a Londra, che sotto ogni profilo costituisce il più prossimo termine di confronto per la nostra tela. Con quest’ultimo dipinto il nostro condivide l’impianto della composizione, sostituendo però il cartiglio con i versetti del Credo col ponderoso volume che spicca sulla sinistra della presente tela e conferendo maggiore risalto alla conchiglia fissata sul mantello. A differenza del dipinto già Colnaghi, nella tela qui in oggetto Ribera opta per una paletta cromatica tutta giocata su tonalità brunite, che corrisponde perfettamente al registro espressivo che caratterizza l’immagine: concentrato, intimo e pensoso.