Olio su tela, cm. 134,5x107. Con cornice
Il dipinto è accompagnato da un'expertise della dott.ssa Anna Pietropolli. Il dipinto raffigura un episodio della vita di Alessandro Magno narrato da Plutarco nelle Vite parallele . Durante la campagna contro i Persiani, Alessandro si ammalò gravemente dopo essersi bagnato nelle acque fredde del fiume Cidno. I suoi medici, temendo per la loro vita, non osarono prescrivere una cura, con l'eccezione di Filippo, amico del re, che preparò una bevanda per guarirlo. Tuttavia, Alessandro ricevette una lettera dal generale Parmenio che lo avvertiva di un presunto tradimento da parte di Filippo, corrotto dal re persiano Dario. Nonostante il sospetto, Alessandro mostrò fiducia nell’amico, bevendo il medicamento mentre Filippo leggeva la lettera. Dopo una crisi iniziale, Alessandro guarì. L a scena raffigura Alessandro disteso con una coppa in mano, mentre Filippo gli porge la bevanda e legge la lettera. Il dipinto, già riferito all'ambito di Gaspare Diziani, è stato riconosciuto da Anna Pietropolli come opera di Girolamo Brusaferro. L’artista veneziano rappresentò altre volte episodi della vita di Alessandro Magno, come dimostrano due tele a lui riferite nella serie di sei dipinti, oggi perduti, già appartenenti a Palazzo Pola di Treviso. La composizione e il gioco degli sguardi tra i protagonisti rimandano a opere sicure dell'artista, come la pala con San Pietro, san Marco e sant’Andrea di Chiarano (Treviso) e l’ Adorazione dei Magi di Borbiago di Mira. In particolare, l’impostazione della scena richiama da vicino quella di Antioco visitato dai medici (Pinacoteca Nazionale di Parma). Anton Maria Zanetti, nel 1771, aveva descritto con precisione lo stile di Brusaferro, segnalandone la formazione presso Nicolò Bambini, in seguito arricchita dall’influenza di Sebastiano Ricci. Il presente dipinto riflette pienamente questa evoluzione: la composizione classicista si richiama, infatti, agli insegnamenti del Bambini, mentre la brillante tavolozza cromatica si lega allo stile di Ricci. Il dipinto è databile attorno al terzo decennio del Settecento e costituisce un esempio significativo della produzione storica e mitologica dell’artista veneziano.