Stefano “plebanus” di Sant’Agnese
(documentato a Venezia e a Pordenone dal 1369 al 1386)
SAN FRANCESCO
SAN MARTINO
coppia di dipinti, tempera e oro su tavola, cm 42x16; 41x15,5
SAINT FRANCIS
SAINT MARTIN
tempera an gold on panel, cm 42x16; 41x15,5, a pair
Provenienza
New York, asta Sotheby’s, 8 ottobre 1993, lotto 100 e 19 maggio1994, lotto 355;
Collezione privata
Bibliografia
A. De Marchi, Una tavola nella Narodna Galeria di Ljubljana e una proposta per Marco di Paolo Veneziano, in Il gotico in Slovenia: la formazione dello spazio culturale tra le Alpi, la Pannonia e l’Adriatico, atti del convegno internazionale di studi, Ljubljana, Narodna galerija, 20/22 ottobre 1994, 1995, p. 243.
C. Guarnieri, Per un corpus della pittura veneziana del 300 al tempo di Lorenzo, in “Saggi e Memorie di Storia dell’arte”, vol. 30 (2006) 2008, pp. 4-6, figg. 37-39 p. 72.
Referenze fotografiche
Fototeca Zeri, inv. 26263
Le due tavole sono state ricondotte a un unico complesso di cui rimangono due sportelli smembrati, suddivisi tra il Fogg Art Museum e il collezionismo privato (cfr. De Marchi 1995, p. 243 e Guarnieri 2008, pp. 4-6): San Martino e San Francesco dovevano costituire, insieme a quelle conservate presso il museo americano (Santa Maria Maddalena e Santa Margherita, inv, 1962.335; San Giovanni Battista e Sant’Andrea, inv. 1961.88), l’anta sinistra mentre quella destra era costituita dalla tavola integra messa sul mercato antiquario nel 1960 con un’attribuzione a Pietro di Domenico da Montepulciano e presente nella fototeca Zeri (inv. 26261) come anonimo veneziano del secolo XIV medesimamente alle altre menzionate.
Attribuite dapprima dubitativamente a Stefano o a Jacobello di Bonomo e, successivamente, al solo Jacobello dietro suggerimento di Filippo Todini, le nostre opere sono state ricondotte alla mano di Stefano di Sant’Agnese - anche noto come “plebanus” cioè parrocchiano della chiesa veneziana intitolata alla santa - da Andrea De Marchi che colloca il polittico di cui erano parte verso la fine dell’attività di questo artista, il cui linguaggio si sposta da una matrice giovanile paolesca a un’infatuazione laurenziana, condividendo con il già menzionato Jacobello di Bonomo movenze di un gusto gotico timidamente avviato alla fase internazionale. Se infatti la Madonna col Bambino firmata e datata 1369 da Stefano ricorda un’opera di Paolo Veneziano del 1347 nella chiesa parrocchiale di Carpineta (Cesena), l’Incoronazione della Vergine delle Gallerie dell’Accademia del 1381 rivela la conoscenza delle novità introdotte da Lorenzo Veneziano che rispondono alla nuova esigenza naturalistica della cultura pittorica veneziana trecentesca attraverso un’accentazione volumetrica delle figure e un più elegante fluire dei panneggi (cfr. Guarnieri 2008), caratteristiche riscontrabili anche nei santi qui presentati e che si manifestano nel vigore plastico del San Cristoforo del 1385, ultima opera a noi nota di Stefano, parte di un polittico originariamente nella Scuola dei Forneri alla Madonna dell’Orto e oggi al Museo Correr.