Olio su tela, cm. 64x47. Con cornice
In questa immagine dai trasparenti connotati erotici si riconosce un'armoniosa combinazione di stimoli pittorici di diversa provenienza: da Poussin a Lorrain, da Mola a Dughet, da Garzi a Lauri. All'interno questa sapiente miscela, saldamente ancorata alla cultura figurativa romana di secondo Seicento, spicca in termini più stringenti proprio il nome di Filippo Lauri, del quale si rinvengono qui significative affinità nella concezione del paesaggio, e del rapporto fra paesaggio e figure, nel colorito caldo e luminoso, nella morbidezza correggesca degli incarnati e nell'intonazione sensualmente decorativa, che prelude agli sviluppi in senso rococò della pittura romana incarnati dalla pittura di Michele Rocca: basti pensare a capolavori di Lauri quali la coppia di tele Giove e Io e Venere e Cupido della Weston Park Foundation, o all'Apollo e Marsia della Dulwich Picture Gallery di Londra.