Olio su tela, cm. 94,5x187. Con cornice
Questa luminosa Ultima cena, caratterizzata da colori squillanti e da un rimarchevole equilibrio compositivo, assume come principale modello stilistico le opere di Tiziano Vecellio eseguite nel terzo e quarto decennio del Cinquecento. Il suo maggiore termine di riferimento può essere fissato nella Cena in Emmaus eseguita entro il 1535 per il conte Jacopo Maffei di Verona (oggi a Parigi, Musée du Louvre) e replicata di lì a poco, con minime varianti, per la famiglia Contarini di Venezia (oggi alla Walker Art Gallery di Liverpool, già coll. duca di Yarborough). In quanto realtà produttiva autonoma la cerchia di Tiziano costituisce ancora un fenomeno da chiarire appieno, nonostante le preziose messe a fuoco recenti. Il nostro dipinto mostra una padronanza e una maturità di stile che in effetti appaiono compatibili con ben pochi dei nomi ai quali si è soliti ricondurre opere di forte impronta tizianesca ma di ardua attribuzione, anche in ragione di una cultura pittorica articolata, che guarda con profitto, oltre a Tiziano, a Bonifacio de' Pitati e Paris Bordon. In via di ipotesi si può suggerire per quest'opera intrigante il nome di Polidoro da Lanciano, ad un'altezza cronologica intorno al 1540-'45, per le affinità con opere quali la Lavanda dei piedi della Gemäldegalerie di Berlino e il Cristo e l'adultera del Museo delle Belle Arti di Budapest.