Olio su tela, cm. 51,5x66. Con cornice
Col progredire degli studi sulla natura morta napoletana del Seicento - crocevia irripetibile di personalità artistiche eccezionali e strettamente correlate fra loro, anche per via dei frequenti incroci parentali - l'opera di Luca Forte è venuta sempre più giganteggiando. Non solo a causa il suo ruolo storico di capofila nella fioritura del genere in area partenopea, ma soprattutto per l'altezza dei suoi risultati pittorici, con la loro affascinante combinazione di elementi legati agli esordi della natura morta italiana e specificamente caravaggeschi, e slanci in avanti di carattere più marcatamente barocco. Abbiamo qui un saggio, da collocare probabilmente nella fase giovanile dell'attività di Luca Forte, dell'eleganza rigorosa della sua logica costruttiva: i piani prospettici sono scanditi con nitida essenzialità , concentrandosi, più che sull'opulenza e la multiplanarità che sarà la nota dominante dei grandi maestri napoletani di impronta marcatamente barocca, sulla resa magistrale dei volumi e l'indagine lenticolare delle superfici, col virtuosismo esibito nei riflessi di luce sui vari frutti in relazione alla differente consistenza delle loro bucce. Nella nostra tela l'impianto compositivo spinge le forme sul primo piano come in un fregio e propone alcune delle soluzioni più ricorrenti dell'autore nella raffigurazione della frutta: si pensi alla Natura morta di frutta e fiori in un vaso di cristallo del Museo di Capodimonte a Napoli, alla coppia di Nature morte di formato ottagonale del Museo Duca di Martina di Napoli, alla Natura morta di frutta accanto a un muro sbrecciato della collezione Molinari Pradelli a Marano di Castenaso.