Il modello di questo bellissimo Crocifisso è stato ascritto alla scuola di Giambologna da Charles Avery. Per essere più precisi, esso è stato associato ai nomi di Pietro Tacca e del nipote Ferdinando, eredi della fonderia granducale dello scultore e di tutti i modelli da lui prodotti, nonché validi prosecutori della sua scuola con creazioni originali.
Due Cristi pressoché identici a questo appartengono alla collezione parigina di Michael Hall, uno in bronzo attribuito a Ferdinando Tacca e l’altro in argento, attribuibile a un artista prossimo a Giambologna, forse Pietro Tacca.
L’analisi delle due sculturine Michael Hall rivela il modus operandi di Giambologna, ad esempio in dettagli come le unghie a rilievo di forma quadrata, anche per questo sono stati attribuiti agli eredi del grande maestro.
Si avvicina a quel modo di lavorare anche il Cristo vivo qui presentato
Da segnalare un riferimento iconografico piuttosto calzante, ovvero il famoso disegno di Michelangelo del British Museum raffigurante un Cristo vivo. La posizione del Cristo, il perizoma teso a triangolo e il tipo di fisicità sono vicini sia ai crocifissi di Michael Hall che a quello qui presentato.
Guglielmo della Porta, allievo di Michelangelo, potrebbe essersi ispirato a quel disegno per realizzare il primo prototipo di questa tipologia di crocifisso. Potrebbe essere una strada da percorrere, per i volenterosi.
Un’ultima annotazione va fatta sulle curiose misure di 28,8x28,8 cm che rientrano nel gusto rinascimentale di includere il corpo umano in una geometria perfetta.