Bernardino Nocchi
(Lucca, 1741 – Roma, 1812)
LA TRINITÀ CON GLORIA DI ANGELI E SANTI CAPPUCCINI
olio su tela, cm 62,5x38
THE HOLY TRINITY WITH A GLORY OF ANGELS AND CAPUCHIN SAINTS
oil on canvas, cm 62,5x38
Bibliografia
F. Baldassari, Bernardino Nocchi e Pio VI: il modello per la pala perduta a Tor Tre Ponti, in Omaggio a Bernardino Nocchi (Lucca 1741-Roma 1812). A cura di Alessandro Agresti, Roma 2019, pp. 27-32.
Il dipinto è stato riconosciuto da Francesca Baldassari come modello per la pala ricordata nella biografia di Bernardino Nocchi come eseguita intorno al 1796 per il convento dei Cappuccini di Tor Tre Ponti, nei pressi di Latina, e mai consegnata.
La commissione si lega verosimilmente alla lunga e proficua attività del pittore lucchese per la famiglia del pontefice regnante, Pio VI Braschi, di cui è documento anche il ritratto del cardinale Giancarlo Bandi, zio materno del papa, venduto da Pandolfini l’8 giugno 2021. Un’opera che nel 1776 segnava l’inizio di un rapporto di committenza destinato a concludersi solo con l’esilio di Pio VI nel 1798, probabile causa della mancata consegna della pala d’altare di cui la tela qui offerta costituisce il modello di presentazione e l’unico documento visivo.
Vi sono raffigurati i principali santi dell’ordine: Giuseppe da Leonessa, Serafino, Lorenzo da Brindisi, Bernardo da Offida, con la Beata Coletta: la loro identificazione è confermata anche dalla descrizione della perduta pala, ceduta dall’artista alla famiglia Belloni ancor prima del 1809, quando ne fa cenno in una lettera al figlio Pietro, e ricordata nell’inventario manoscritto di quella famiglia.
La commissione deve verosimilmente associarsi con la presenza del pittore nel monastero di San Paolo a Tor Tre Ponti, fondato da Pio VI nell’ambito del progetto di bonifica delle paludi pontine e consacrato solennemente nel 1796: un evento celebrato in un dipinto a tempera su muro dove il Nocchi aveva raffigurato la corte pontificia, i frati cappuccini, e addirittura se stesso con il figlioletto.
Anche di quest’opera resta oggi notizia solo nella biografia di Tommaso Trenta (1822) che insieme ad altre carte d’archivio ha consentito a Roberto Giovannelli seguito da altri studiosi di ricostruire l’attività di Bernardino Nocchi tra Lucca e Roma.