Peso: 2,576 kg. Punzoni: leone contrassegno della zecca di S. Marco. ZC inframezzato da una torre, contrassegno del Sazador in Zecca Zuanne Cottini (1682-1736). CC, non identificato. L'oggetto realizzato con più elementi fusi e cesellati è costruito con l'assemblaggio di una base a tre lobi sostenuta da zampe leonine, in una logica formale diffusa nel periodo barocco a Venezia per oggetti di culto di simile impostazione come basi di candelieri pure triangolari sostenute da zampe di leone. Analogia formale è pure riscontrabile in candelieri fusi e torniti in argento e bronzo, di forma similare al sostegno centrale dell'oggetto. Le figure dei cavalli marini fanno anch'esse riferimento ai vari prodotti di bronzistica minore di derivazione veneziana e padovana, diffusi successivamente al cinquecento in tutta l'area e a cui si ispirano oggetti simili noti come quello pubblicato dal Pazzi in cui sono presenti elementi derivati dal Vittoria e dal Riccio.Certamente sia a modelli architettonici che scultorei del repertorio bronzistico si ispiravano anche i centrotavola realizzati a Napoli e a Messina in argento tra la fine del '600 ed il primissimo '700 (Dabbene) ed anche il nostro, sia pure di fattura più semplificata, non è certamente estraneo ai soggetti della diffusa bronzistica citata ed in particolare, per il tritone sulla sommità, a quello della fine del secolo precedente del Museo di Brescia (Planiscig), con cui il nostro mostra notevoli affinità. È plausibile che l'oggetto, di cui troviamo rare testimonianze in lavori di argenteria anche nelle altre zone d'Italia, sia stato eseguito su richiesta di qualche facoltoso committente da un argentiere che si ispirò al più ricco repertorio di prodotti bronzei che le botteghe padovano e veneziane abbiano realizzato durante l'arco di due secoli, fino al settecento inoltrato.Bibliografia di riferimento: P.Pazzi, ''I punzoni dell'argenteria veneta'', Tomo I, Pola 1992. P. Pazzi, ''Oro di Venezia'', Venezia, 1996. Donaver-Dabbene, ''Argenti italiani del '700 e '800'', Milano 1998, p. 186.L. Planiscig, ''Piccoli bronzi italiani del Rinascimento'', Milano 1930 (tav.162. f.281).