Provenienza: Collezione privata. Bibliografia di riferimento: Marcel G. Roethlisberger, Abraham Bloemaert and his sons, paintings and prints, Doornspijk Dovaco, 1993, vol. I, pp. 115-118, vol. II, tav, 119-120, cat. 70, cat. D9L’opera verrà inserita nel catalogo di prossima pubblicazione come addenda, ove è già stato pubblicato l’incisione ed il disegno.L’opera è accompagnata dall’expertise di Marcel Roethlisberger, 30 marzo 2006. Nativo di Utrecht, figlio d’arte, viene formato dal padre, lo scultore ed architetto Cornelis I Bloemaert e da riconosciuti maestri fiamminghi tra i quali Frans Floris e Joost de Beer. completa la sua formazione soggiornando a Parigi intorno al 1580 ed a Fontainbleau, culla del Manierismo francese catalizzato dall’apporto di Maestri italiani come il Rosso Fiorentino ed il Primaticcio.Già nel 1590 ottiene lo status di pittore affermato con una propria attività autonoma, divenendo nel decennio successivo uno dei più importanti maestri della Gilda di San Luca di Utrecht, di cui viene in seguito nominato decano.La sua produzione si orienta verso temi mitologici e religiosi, ambientati in ampi paesaggi. parallelamente affianca l’attività di insegnante, contribuendo alla costituzione della Scuola di Utrecht, da cui verranno formati artisti d’eccellenza quali Gerrit van Honthorst (detto “Gherardo delle Notti”), Jacob Gerritz Cuyp e Hendrick Terbrugghen.Lo stile giovanile è caratterizzato dall’influenza del manierismo apprezzato preso le corti internazionali, in particolare dagli esponenti della Scuola di Praga e da Bartholomeus Spranger, prediligendo composizioni con figure in pose sinuose e serpentine, tagli inediti e cromie accese. quindi evolverà verso composizioni dai toni più sobri, con effetti luministici mutuati dal caravaggismo.Il suo successo viene sancito dalla visita nello studio avvenuta nel 1626 di Peter Paul Rubens, che connoterà lo stile della produzione matura e tarda.Le opere grafiche, i disegni, vengono riprodotti sotto forma di incisioni per una più agevole diffusione e pubblicati dal figlio Frederick all’interno di un manuale dedicato agli studenti d’arte.Il soggetto del dipinto é tratto dai testi classici di Esiodo, Ovidio e Virgilio, una scena mitologica rappresentante l’Età dell’oro, epoca ideale di totale armonia tra l’uomo e la natura, tematica prediletta della pittura del XVII secolo in ambito italiano ed olandese.Di quest’opera, prima della sua scoperta, erano noti un’incisione ed un disegno preparatorio: la prima viene ascritta alla mano del Maestro da una stampa datata 1604, 43,40 x 67, 20 cm, firmata “Abraham Blommaert inventor/ Nicola de Bruin sculptor. il secondo è datato 1603, firmato “Abraham Bloemaert fecit” (Francoforte, Stadel Museum, inv. n. 2878), corrispondente esattamente all’incisione, anche per quanto riguarda le dimensioni, cui vi è controparte.Fonti di ispirazione sono state l’incisione de “l’Amore reciproco” di Agostino Carracci (1589-1595 circa), “l’Età dell’oro” di Gilles Coignet, la stampa di Goltzius dalla serie tratta da Ovidio (1589).Il quadro di Bloemaert amplia il tema inserendo in un paesaggio bucolico diversi gruppi di figure di differenti età, con al centro dello sfondo alcuni personaggi che danzano formando un cerchio. il dio Cronos o Saturno viene ritratto in posizione di comando sopra le nubi, alcune figure sono colte nell’atto di raccogliere dei frutti dagli alberi ed al centro dell’intera composizione un bambino gioca soffiando bolle di sapone, memento mori per eccellenza, simbolo dell’immanenza e della fragilità della vita.Bloemaert utilizza uno stile mutuato sulle istanze manieriste, dipingendo soggetti dalle forme sinuose, affusolate, caratterizzate da tonalità vivide. gli elementi naturalistici e faunistici sono minutamente descritti, uniti da una luce rigorosa tipica dell’arte fiamminga.