Eleuterio Pagliano
(Casale Monferrato 1826 - Milano 1903)
LE GIOCATRICI DI VOLANO
coppia di oli su tela, cm 106x81
firmati e datati 1876 in basso a sinistra
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Provenienza
Collezione Carraro Rizzoli, Milano
Collezione privata
I due dipinti di eguali dimensioni che qui presentiamo, provenienti dalla collezione milanese Carraro-Rizzoli ed oggi in collezione privata, raffigurano due maliziose fanciulle intente a giocare al volano.
Le due opere sono state studiate per essere affiancate così da simulare, sia per il taglio compositivo che per la gestualità, una vera partita di volano giocata all’aperto, dando l’impressione a chi guarda di essere vero spettatore della partita in corso tra le due sorridenti fanciulle. L’ammiccante rievocazione settecentesca orchestrata da Pagliano in questo delizioso pendant ripropone con il fare minuto, in punta di pennello, generalmente associato a simile scene di costume, la resa delle trine degli abiti, delle fruscianti sete e dei nastri di velluto delle due sorridenti fanciulle, che testimonia la volontà di esibire i virtuosismi calligrafici dell’artista, attento alla cura di ogni dettaglio. Il paesaggio di fondo, i cespugli, il mare e la veletta all’orizzonte sono risolti con fare più sciolto, evidenziando quelle soluzioni d’ascendenza naturalista che il pittore aveva sperimentato nelle ricerche en plein air condotte a Griffa, sul lago Maggiore.
Il timbro garbatamente malizioso di queste due composizioni in costume esplicita una generosa sensualità, come rivelato dai décolleté delle due fanciulle, che danno risalto alla loro provocante e fresca bellezza. Sicuramente la loro gioiosa avvenenza doveva costituire una delle maggiori attrattive di questa coppia di dipinti, al punto da essere più volte riproposti con varianti d’artista per soddisfare le richieste sempre più frequenti della facoltosa clientela borgese italiana e internazionale, come possiamo evincere anche da un’altra opera Giocando a cerchietti, ora in collezione privata, documentata in passato dal mercante d’arte fiorentino Luigi Pisani. I due dipinti che presentiamo in questa vendita ben s’inseriscono in quel periodo compositivo di gusto neosettecentesco che Pagliano predilige sin dai primi anni Settanta dell’800, in parallelo agli esiti di altri due eminenti pittori attivi a Milano quali Gerolamo Induno e Mosè Bianchi. In quegli stessi anni Pagliano aveva già riscosso molto successo con l’opera L’estate di San Martino (già Galleria d’arte Moderna), datata 1875 e con il dipinto La lezione di geografia (Milano, Fondazione Cariplo), eseguito nel 1880.
Il gioco del volano
Il gioco del volano, nome italiano del badminton, ha radici antichissime, ed è considerato il primo sport di racchetta mai praticato. Le prime tracce del gioco appaiono su vasi cinesi risalenti al 500 a.c., raffiguranti giovani fanciulle intente a divertirsi con delle racchette in legno e con un attrezzo costituito da una sfera con infilate, ad una estremità, delle piume. Il nome di quel gioco (in cui era previsto anche l’uso dei piedi) era ti jian zi. Dalla Cina, il ti jian zi si era propagato al Giappone, al Siam e all'India, per poi diffondersi fra i sumeri e i greci. Le più antiche testimonianze dell'arrivo del volano in Europa provengono da illustrazioni inglesi incise nel legno e risalenti ai secoli XIV e XV, che mostrano abitanti di villaggi intenti a rilanciarsi il volano (shuttlecock) con l'aiuto di una paletta di legno (battledore). Alla fine del Cinquecento il gioco era diventato un popolare divertimento per bambini; pittori e scrittori ne fanno motivo dei loro capolavori e persino Shakespeare vi fa riferimento nelle sue opere teatrali. Durante la Rivoluzione francese divenne un'attività alla moda in larghi strati della borghesia, diventando il tipico gioco da giardino. È documentato che il gioco venisse praticato anche nelle principali corti, da Francesco I di Francia, Cristina di Svezia, Federico II di Prussia e Caterina la Grande di Russia tra tutti; a questi livelli il volano era messo in lizza da un servitore, da cui l'origine del termine to serve, servire, poi entrato in uso anche nel tennis. La transizione verso il moderno sport del badminton si verificò intorno al 1860 in Inghilterra, nel castello del duca di Beaufort, nella contea del Gloucestershire, chiamato proprio Badminton House. La leggenda vuole che il gioco del volano sia stato portato in Inghilterra da alcuni ufficiali inglesi in licenza dalla città di Poona, in India, i quali consigliarono alle giovani figlie del Duca di Beaufort, che stavano giocando al volano nel grande salone, di stendere una cordicella attraverso le pareti e di cercare di tirare il volano al di fuori della portata dell'avversario ottenendo il punto nel caso di mancata risposta.
Numerose sono le rappresentazioni dei secoli scorsi raffiguranti scene di volano, ad opera di artisti di tutta Europa. Una delle prime è una miniatura contenuta nel Libro d’Ore (1400 circa) conservata alla Bodleian Library di Oxford, che ritrae due fanciulli intenti a giocare a volano, come si può intuire dalla presenza delle racchette in legno e di una pallina ornata da piume. Una scena molto simile è raffigurata in un acquarello dell’artista olandese Adriaen van de Venne (1589-1662), ma questa volta le protagoniste sono due dame, a dimostrazione di quanto fosse popolare all’interno delle corti il gioco del battledore e dello shuttlecock. All’interno di una serie di acqueforti dell’incisore francese Nicolas Arnoult (ca. 1650 - ca. 1722) ve ne è una in cui il volano, ormai gioco alla moda, è il protagonista e in cui viene data particolare attenzione all’abbigliamento delle figure mostrate con la racchetta in mano. Come prova della diffusione del badminton in tutto il mondo, vi è anche una xilografia dell’artista giapponese Okumura Masanobu (ca. 1686 - 1764), il cui soggetto è una cortigiana, elegantemente vestita con un kimono, ritratta in movimento nell’atto di colpire il volano.