L’autore di questo intrigante dipinto, ove il suggerimento spaziale è sapientemente costruito dai tratti dei filari alberati e dall’alternarsi chiaroscurale dei piani, è evidentemente da ricercarsi nell’ambito di quegli artisti, emiliani e non, che a Roma, sulle tracce di Annibale Carracci e dei suoi stretti collaboratori, diedero vita a quello straordinario filone di cultura artistica che divenne un vero e proprio genere autonomo e indipendente: la Pittura di paesaggio.Di tale contesto naturalistico rispondono pure le case fortificate visibili in lontananza, in alto, sulla destra, e la barca con nerboruti pescatori che approdano a riva, in basso, nell’anfratto di un fiume, assai affini, questi, per tratto corsivo e veloce, a certe figurette dei “paesi” di Pietro Palo Bonzi, detto anche “il Gobbo dei Carracci”.Nel verso del telaio il sigillo in ceralacca di una antica collezione: sono visibili, in alto, tre gigli e, in basso, una torre. Potrebbe corrispondere ad un ramo della famiglia romana dei conti Bennicelli.