Olio su tela, cm. 126x151
Bibliografia
Lanfranco Ravelli, Un ciclo inedito di pitture profane di Giampaolo Lolmo, in La Rivista di Bergamo, anno XXXIV, n. 1, gennaio 1983, pp. 7-10, riprodotto p. 8;Mina Gregori, Pittura a Bergamo dal Romanico al Neoclassico, Cassa di Risparmio delle Provincie Lombarde, 1991, p. 251, cit.;Il Cinquecento lombardo, Da Leonardo a Caravaggio, a cura di Flavio Caroli, Milano, Palazzo Reale, 4 ottobre 2000 - 25 febbraio 2001, scheda n. V.48, cit. I due dipinti Venere e Adone e La Punizione di Amore (lotto 140) sono opere importanti e maggiori nel genere della pittura profana lombarda del XVI secolo.Per la storia delle due opere si riporta di seguito parte della scheda critica dal catalogo Il Cinquecento lombardo da Leonardo a Caravaggio, Palazzo Reale, Milano, 2000, relativa all'opera Allegoria dell'Autunno:Il dipinto [l'Allegoria dell'Autunno] fa parte di un ciclo che comprende altre tre tele raffiguranti le Allegorie della Primavera, dell'Estate e dell'Inverno. Insieme ai due dipinti, di diverso formato, con Adone e Venere e La punizione di Amore, la serie decorava un'unica sala della villa dei marchesi Terzi a Gorle, a pochi chilometri da Bergamo. In seguito ad alterne vicende e a diversi passaggi di proprietà, la villa fu demolita negli anni Sessanta di questo secolo e il ciclo fu smembrato. [...] Già attribuite al Moretto, quindi a Simone Peterzano (Spike, 1983), soltanto in seguito alla pubblicazione di Ravelli, le opere sono state riconosciute come la tessera mancante della serie con la nuova e definitiva attribuzione al Lolmo [...]. Il ciclo, sicuramente suggerito al pittore bergamasco dal committente o da un erudito consigliere di quest'ultimo, costituisce uno dei più interessanti esempi di pittura profana realizzata a Bergamo alla fine del Cinquecento. Straordinario risulta inoltre il fatto che Lolmo, conosciuto per lungo tempo esclusivamente come autore di opere sacre o di ritratti (Ciardi Duprè, I Pittori Bergamaschi, IV, 1978, p. 20), sembra rivelare proprio in questo genere pittorico le sue migliori qualità.Egli libera le immagini da quegli schemi che, dettati forse da una Controriforma sempre più pressante, irrigidiscono, a tratti, i suoi dipinti devozionali.Venere e Adone è un dipinto esemplare della cultura figurativa classica del Cinquecento. Adone, giovane di grande bellezza, era un amante di Venere che per un terzo dell'anno doveva concederlo a Persefone, dea degli Inferi, che a un certo punto si invaghì del giovane e si rifiutò di restituirlo a Venere. Venere riuscì alla fine a sedurre il giovane che rimase con lei un periodo più lungo. Persefone adirata e Marte, geloso di Venere, si vendicarono e Adone fu ucciso in caccia da un cinghiale. In questo dipinto Cupido giace dormiente nel boschetto sullo sfondo. La storia di Adone fu molto narrata nella letteratura, da Ovidio nelle Metamorfosi e da qui passò ai poeti rinascimentali e barocchi. Molti pittori del Cinquecento hanno rappresentato Venere e Adone come coppia prima della morte del giovane: Tintoretto, Paolo Veronese, Luca Cambiaso, Tiziano.
Bibliografia di riferimento
John T. Spike, Italian Still Life Paintings from Three Centuries, National Academy of Design, Old Masters Exhibition Society of New York, Centro Di, Firenze, 1983, p. 27;Luigi Salerno, Natura morta italiana. Tre secoli di natura morta italiana. La raccolta di Silvano Lodi, Centro Di, Firenze, 1984, pp. 22-23;Lanfranco Ravelli, Inediti e qualche proposta per l'attività di Gian Paolo Lolmo, in Archivio storico bergamasco, anno VI, n. 1, 1986, pp. 241-247.