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ARREDI E DIPINTI ANTICHI E UN'IMPORTANTE COLLEZIONE ROMANA

Grande altorilievo raffigurante «Scene della vita di Buddha»  - Asta ARREDI E DIPINTI ANTICHI E UN'IMPORTANTE COLLEZIONE ROMANA - Associazione Nazionale - Case d'Asta italiane
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Grande altorilievo raffigurante «Scene della vita di Buddha»

 Scisto verde, cm. 54x74x10, abrasioni, Gandhara, II secolo d.C.Alla frontiera nord-occidentale dell'India, in un territorio montuoso compreso negli stati attuali del Pakistan e dell'Afghanistan, lungo la via carovaniera che collegava l'Occidente alla Cina e alle pianure  dell'Asia Centrale, fiorì nei primi secoli della nostra era una straordinaria civiltà artistica che dal nome antico di quella regione viene indicata come arte del Gandhara. Essa presenta una singolare fusione di elementi stilistici diversi che rispecchiano le vicissitudini storiche dell'area, autentico crocevia di culture, passata dalla dominazione persiana a quella greca di Alessandro Magno e aperta ai contatti con la civiltà indiana ma anche con le regioni periferiche dell'impero romano.Considerata ora estrema propaggine dell'arte ellenistica, ora prodotto di maestranze romane delle province orientali, ora capitolo a sé nella storia della civiltà indiana, l'arte del Gandhara raggiunge il suo apogeo quando la regione diventa una sorta di Terra Sacra del Buddhismo. Qui, in monasteri e città di cui non restano che rovine, fiorisce un'arte di altissimo livello che si esprime soprattutto in una ricca produzione scultorea d'ispirazione religiosa, in cui spiccano le prime rappresentazioni antropomorfiche del Buddha, destinate a conoscere ampia diffusione in tutta l'Asia.Esempio eccellente della scultura ellenistica del Gandhara questo altorilievo, con una scena della vita del Buddha, trova riscontri stilistici con altre sculture del tempo ora depositate nei musei di arte orientale di tutto il mondo. Il Buddha appare qui raffigurato assiso nella posizione del corpo (asana) e nel gesto delle mani (mudrà) di invito alla contemplazione; la sua figura, sebbene panneggiata, si ritrova simile a quella del rilievo del piedistallo di una grande statua di Buddha da Hashtnagar (Palatau - Dheri) a Charsaddà, variamente databile da una iscrizione dal 115 al 384 d.C. (Bussagli, op. cit., p. 98). Questa postura del Buddha non è comune come quella del loto, in cui è seduto in padmàsana su un trono di loto, nel mudra della dharmacakra, il gesto della messa in moto della ruota della Legge, come appare in un rilievo della valle detto Swat (ibidem, p. 45).La posizione degli accoliti intorno al Buddha riprende ancora quelle delle sculture Swat, (ibidem, p. 51) con le caratteristiche acconciature a chignon e le espressioni accentuate delle teste di alcune figure come in quelle in alto a destra, quasi maschere di teatro che si possono paragonare all'iconografia del demonico del gotico (ibidem, p. 99). Il Buddha è raffigurato su un trono da cui sembra sgorgare l'acqua, ed è posto sotto l'albero della Bodhi. La figura del Bodhisattva a sinistra, quello recumbente a torso nudo con collana, sorretto ai fianchi dall'altra figura panneggiata, potrebbe essere associato ad Avalokitesvara, manifestazione del Buddha Amitabha, il Buddha della luce, ma non è facile decodificare l'iconografia in cui il Buddha al centro sembra separare le due figure, di cui quella di destra in posizione ostentata che sguaina una daga, a forma di mazza stondata all'estremità. Il nostro rilievo presenta poi un motivo iconografico raro, quello delle due figure di guerrieri coricati in basso, giacenti sotto il trono del Buddha, un motivo che appare raramente, e la figura di destra del soldato inginocchiato che si prostra appare molto vicina a quella di un rilievo che raffigura il Grande miracolo di Sravasti, una scenastorica con la lite fra la bella Sumagada e un asceta giainico vestito d'aria cioè nudo, risolta dall'intervento del Buddha, un rilievo questo che si trova al National Museum di Karachi, al quale il nostro appare molto vicino (ibidem, p. 118).La testa di Buddha, sebbene abrasa, appare stilisticamente pertinente con quelle iniziate nel periodo Kaniska I (il Vittorioso, re dei Kusana, 125-150 d.C.) che corrisponde al momento di diffusione del Buddhismo nel Gandhara, da allora consideratouna sorta di Terrasanta del Buddhismo; il regno deigrandi Kusana si estinguerà verso il 262 d.C., sotto l'arrivo dei Sasamidi e la spinta dei Gupta dal sud. Un riscontro puntuale può essere fatto confrontando la testa di questo Buddha aureolata con quella del Buddha della collezione de Martean, Bruxelles, recante un'incisione di data al quinto anno di Kaniska, animata da un tono di classicismo che andrà via via spengendosi sotto una spinta piùespressionista estranea alla tradizione buddhista (ibidem, pp. 106-108).Questa tendenza piùbarbara si fa qui sentire nelle teste delle figure dello sfondo.L'arte del Gandhara si segnala per una sintesi unica tra i modelli di uno stile classico ellenistico, trasmessosi dal periodo di Alessandro Magno all'epoca romana, mantenendo un caratterefortemente narrativo, e gli impulsianticlassici delle culture locali, e tuttavia, l'immagine antropomorfa del Buddha deriva pienamente dagli originali modelli ellenici di divinità come Apollo. Di quell'arte questo altorilievo è un esempio importante e raro, e si segnala appunto per la sua notevole qualità artistica.
Bibliografia di riferimento
Mario Bussagli, L'arte del Gandhara, Storia Universale dell'Arte, Utet, Torino, 1984.

ARREDI E DIPINTI ANTICHI E UN'IMPORTANTE COLLEZIONE ROMANA
ven 27 OTTOBRE 2017
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