Pietro Benvenuti
(Arezzo 1769 - Firenze 1844)
RITRATTO DI DOMENICA BENVENUTI
olio su tela, cm 64x48
Esposizioni
Pittore imperiale. Pietro Benvenuti alla corte di Napoleone e dei Lorena, catalogo della mostra, Palazzo Pitti, Firenze, 10 marzo - 21 giugno 2009, n. 152
Bibliografia
L. Fornasari, Pietro Benvenuti. Ritratto di signora, in Schede fiorentine e una scultura di Girolamo Campagna, catalogo a cura di M. Vezzosi, Firenze 2001, pp. 69-71
L. Fornasari, Pietro Benvenuti, Firenze 2004, pp. 359, 362 fig. 302
Pittore imperiale. Pietro Benvenuti alla corte di Napoleone e dei Lorena, catalogo della mostra (Palazzo Pitti, Firenze, 10 marzo - 21 giugno 2009) a cura di L. Fornasari, C. Sisi, Firenze 2009, p. 203 n. 152
"Il dipinto con Ritratto di signora costituisce un'aggiunta importante alla lunga lista di ritratti eseguiti da Pietro Benvenuti e che - parzialmente indicati in un inventario ottocentesco compilato da Antonio Albergotti tra il 1810 e il 1815, oltre che elencati in numero maggiore, ma non completo, nelle brevi note biografiche dell'artista trascritte da Ugo Viviani nel 1921 - sono stati però fino ad oggi rintracciati solo in parte.
Come per l'intera, nonché molto intensa, attività pittorica neoclassica del Benvenuti - unicamente ricondotta prima d'ora alla matrice davidiana-camucciniana - anche per gli apprezzati ritratti, studi recenti hanno contribuito a chiarire quanto complessa fosse invece la formazione culturale dell'aretino, offrendo attraverso il recupero di dipinti e di disegni, nuovi dati critici relativi sia alla fase giovanile dell'artista, che a quella matura, compreso l'ultimo contestato periodo di magistero accademico fiorentino.
Sebbene per il momento non sia possibile l'esatta identificazione del personaggio femminile rappresentato, è tuttavia probabile che il quadro in esame sia da includere nella serie di ritratti "in mezza figura grandi al vero" realizzati dal Benvenuti con particolare assiduità tra il 1810 e il 1830 collocandone l'esecuzione in un giro di anni compreso tra la fine del terzo e l'inizio del quarto decennio.
Tale datazione esclude la sua presenza nell'inventario Albergotti.
Premesso che la presunta provenienza originaria del dipinto e il confronto con opere certe del Benvenuti rendono sicura l'attribuzione, è possibile anche individuare nell'impostazione del ritratto accenti stilistici che confermano la difficile e incerta, ma comunque interessata, posizione dell'aretino nei confronti dei nuovi ideali estetici romantici, non compresi comunque nel loro più profondo valore e risolti, come in questo caso, in modo molto personale.
Il taglio piuttosto semplificato della figura, l'assenza di connotazioni architettoniche o comunque di suppellettili d'arredo, l'accentuato realismo del volto, la raffinatezza della capigliatura, il candore del carnato, enfatizzato sia dalla scollatura dell'abito, che dal contrasto ottenuto dal colore scuro della pelliccia e dall'uso di due bianchi perlacei diversi per il collo e per il pizzo del corpetto, sono elementi che permettono un riferimento diretto con esempi dipinti da Francesco Hayez tra il 1827 e il 1830.
L'apprezzamento da parte di Pietro Benvenuti del successo ricevuto da Hayez è già stato messo in evidenza a riguardo della tela con l'Incontro di Corso Donati e Piccarda, rintracciata in una collezione privata aretina e databile intorno al 1840.
Senza raggiungere l'intensità drammatica di celebri esempi femminili hayeziani, la sensualità della Piccarda benvenutiana, palesando nel dettaglio delle braccia la conoscenza di manifestazioni romantiche esasperate, esce dai rigidi schemi della cultura accademica di cui in quegli anni il Benvenuti si dimostrava ufficialmente accanito sostenitore.
Ricordando quanto amichevoli fossero stati i rapporti tra Pietro e Hayez, incontratisi di sicuro più di una volta, è possibile affermare che il ritratto in esame documenta in anticipo rispetto al dipinto aretino l'interesse per il veneziano, segnando nello sviluppo del ritratto benvenutiano un ulteriore passaggio verso una fase diversa, immediatamente successiva alla decorazione della Sala d'Ercole di Palazzo Pitti, risalente quindi all'ultimo decennio di attività e già annunciata con il ritratto di Antonio Capacci, datato 1818 e con quello di Luigi Cittadini, pressappoco contemporaneo.
Per il Ritratto di signora, esempio quindi di cauto approccio da parte di Pietro verso il ritratto romantico, la datazione intorno al 1830, resa certa dal tipo di abbigliamento e di capigliatura, trova ulteriore conferma nel confronto con coevi lavori di Hayez, quali il Ritratto della contessa Luigia Douglas Scotti d'Adda o il Ritratto della contessa Litta Greppi Albani.
Anche nella versione benvenutiana l'immagine è sintetizzata nell'espressione del volto, priva però di intensità drammatica o malinconica, ma resa particolarmente vivace dall'accenno al sorriso della bocca ed esaltata dal colore dello sfondo, nonché dalla tinta forte dell'abito.
Ugualmente al nostro ritratto, alla fase tarda del Benvenuti fa riferimento un bozzetto di proprietà privata e che raffigura Leopoldo II e la sua famiglia. Si tratta di uno studio per un ritratto 'privato domestico' databile intorno al 1828. Tale data si deduce dalla presenza della figlioletta più piccola, che morta a soli sette anni nel 1834, è ritratta in braccio alla madre mostrando circa un anno di età."
L. Fornasari, Pietro Benvenuti. Ritratto di signora, in Schede fiorentine e una scultura di Girolamo Campagna, catalogo a cura di M. Vezzosi, Firenze 2001, pp. 69-71