Tempera su tavola, cm. 30,5x21 (tavola), cm. 26,5x16,7 (pittura)
Bibliografia
M. Fagioli, Una proposta di aggiunta al catalogo di Domenico di Michelino, in «Bollettino della Accademia degli Euteleti della città di San Miniato», n. 66, 1999, pp. 37 - 48;
A. Staderini, Primitivi fiorentini dalla collezione Artaud de Montor. Parte II: Giuliano Amadei e Domenico di Michelino, in «Arte Cristiana», vol 42, fasc. 824, 2004, p. 339;
M. Fagioli, F. Marini, Immagini del tempo passato, una raccolta toscana di dipinti antichi, Firenze, Aión, 2005, pp. 17-19, n. 1, illustrato a colori.
Alle altre molte dipinture che Giorgio Vasari affermava avesse condotto l'autore del celebre Dante che orna la navata sinistra del Duomo di Firenze, nel 1999 Marco Fagioli ha ricondotto anche questa piccola e preziosa Crocefissione, nata con buona probabilità per essere fruita in privato (1). Domenico di Francesco, meglio noto come Domenico di Michelino dal nome del 'forserinaio' presso il quale svolse il suo apprendistato ereditandone nome e ductus artigianale, è un artista la cui biografia e attività hanno avuto apporti fondamentali grazie a scoperte di nuove opere e documenti soprattutto nell'ultimo decennio, sebbene un primo nucleo di lavori gli fosse già stato assegnato da Bernard Berenson. Sono le ricerche di Annamaria Bernacchioni ad aver consentito di tracciare un accurato disegno dell'attività e del luogo in cui si trovava la fiorente bottega dell'artista, citata nel 1460 da Benedetto Dei tra le botteghe di pittura più importanti di Firenze (2).
Tali scoperte sono emerse contestualmente alle aggiunte e precisazioni sul catalogo, ancora esiguo rispetto a quanto ci si aspetterebbe, da parte di un artista che visse piuttosto a lungo per l'epoca e che risulta iscritto alla compagnia dei pittori di San Luca dal 1442.
Pochi i suoi punti fermi: lo stendardo processionale per lo Spedale degli Innocenti del 1446, gravato da una ridipintura che ne compromette una piena lettura stilistica, la collaborazione al Giudizio finale di Berlino del 1456, la Sacra Conversazione della Pinacoteca di Monaco del 1458, la tavola con la Madonna e Santi della Chiesa di San Girolamo a Volterra del 1463 (3), e poi Dante in Duomo nel 1465, infine la pala per la Chiesa domenicana di San Miniato tra il 1465 e il 1469 (4).
Molte invece rimangono le proposte attributive, soprattutto però relative alla fase più matura dell'artista, che sembra svilupparsi modulando le novità introdotte da Filippo Lippi (1406-1469) allontanandosi dal solco angelichiano della sua opera più antica, che è datata dalla Bernacchioni con un buon margine di sicurezza intorno al 1449-1450 (5).
Intorno a quella data la studiosa ha collocato la decorazione ad affresco della cappella di San Leonardo nella chiesa di Santa Maria di Peretola vicino a Firenze. Affreschi che, nel rilevare significativi agganci con l'arte di Zanobi Strozzi (1412-1468) (6), circoscrivono l'orbita stilistica di Domenico di Michelino, contribuendo ad avvalorare l'ipotesi avanzata da Miklos Boskovits in merito alla possibilità di riconoscere all'artista un ruolo non occasionale nella bottega di Strozzi, per la quale avrebbe eseguito nel quinto decennio del Quattrocento la decorazione miniata di una Bibbia ebraica conservata nella Biblioteca Laurenziana di Firenze (7). Tra queste due opere, il frammento di predella con Cristo in pietà tra la Vergine e San Giovanni del Museo Bardini e due tavolette delle tre facenti parte di una predella nel Museo Civico di Prato, in cui Domenico di Michelino dimostra di seguire le più moderne tendenze in direzione luministica e lineare che si andavano sperimentando nell'ambiente dell'Angelico alla fine del quinto decennio, soprattutto, ma non esclusivamente, a opera del Pesellino (8).
Francesca Marini
1 M. Fagioli, Una proposta di aggiunta al catalogo di Domenico di Michelino, in «Bollettino della Accademia degli Euteleti della città di San Miniato», n. 66, 1999, pp. 37 - 48, con bibliografia anteriore completa.
2 A. Bernacchioni, Documenti e precisazioni sull'attività tarda di Domenico di Michelino: la sua bottega di via delle Terme, in «Antichità Viva», 29, 1990, pp. 5 - 15, con bibliografia. Nuovi documenti su Domenico di Michelino e la famiglia Cavalcanti sono pubblicati anche da D. Geronimus, Arbitrating artistry: the case of Domenico di Michelino, in «Burlington Magazine», vol. 144, 1196, 2002, pp. 691 - 694.
3 Id. Una tavola medicea nella chiesa di San Girolamo a Volterra, in «Bollettino della Accademia degli Euteleti della città di San Miniato», n. 53, 1991, pp. 21 - 29.
4 Id., Pale d'altare della seconda metà del Quattrocento: committenza e recupero delle identità artistiche, in Pittura e scultura nella chiesa di San Domenico e San Miniato. Studi e restauri a cura di A. d'Aniello, San Miniato, 1998, pp. 37 - 38, con bibliografia precedente.
5 Id., Le vicende pittoriche della chiesa di Santa Maria a Peretola nel Quattrocento, in «Arte Musica Spettacolo», I, 2000, pp. 223 - 236.
6 A. Staderini, Primitivi fiorentini dalla collezione Artaud de Montor. Parte II: Giuliano Amadei e Domenico di Michelino, in «Arte Cristiana», vol. 42, fasc. 824, 2004, p. 338.
7 Conv. Sopp. 268, in M. Boskovits, La bottega del Beato Angelico tra Firenze e Roma, e la formazione di Benozzo Gozzoli, in Benozzo Gozzoli a cura di B. Toscano e G. Capitelli, catalogo della mostra, Montefalco, 2002, pp. 137-138.
8 M. Scudieri, Cristo in pietà tra la Vergine e San Giovanni, in Miniatura del '400 a San Marco. Dalle suggestioni avignonesi all'ambiente dell'Angelico a cura di M. Scudieri e G. Rosario, catalogo della mostra, Firenze, 2003, cat. I.49, p. 191.