Provenienza: Collezione privata, Reggio Emilia.Bibliografia: G. Copertini, Note su Lionello Spada e B. Schedoni, in Parma per l’arte, III, 1953, pp. 55-56, fig. 1. M. Calvesi, in Maestri della Pittura del Seicento Emiliano, catalogo della mostra (Bologna, Biennale d’Arte Antica, 1959), a cura di F. Arcangeli, Bologna 1959, pp. 92, 94-95, n. 37. F. Frisoni, Leonello Spada, in “Paragone”, CCXC, 1975, pp. 61, 69. A. Cera, La pittura emiliana del ‘600, Milano 1982, fig. 14. F. Frisoni, Lionello Spada, in La scuola dei Carracci, dall’Accademia alla bottega di Ludovico, a cura di E. Negro, M. Pirondini, Modena 1994, p. 274. Leonello Spada (1576-1622), a cura di E. Monducci, E. Negro, M. Pirondini e N. Roio, Reggio Emilia 2002, pp. 163-164, n. 126. La tela rappresenta la Madonna, San Giuseppe e il Bambino Gesù, nel consolidato modello compositivo della sacra conversazione, ampiamente diffuso nel XVII secolo. È subito percepibile l’intensità emotiva del maestro, resa attraverso l’uso sapiente della luce, che definisce con morbidezza i contorni delle figure e conferisce loro un effetto plastico e naturalistico. I colori profondi e il modellato delicato immergono la scena in un’atmosfera di intimità e tenerezza, tipica della scuola emiliana, mentre i diversi angoli e direzioni degli sguardi creano movimento alla composizione. Suggestioni caravaggesche si manifestano nell’oscurità dello sfondo, che mette in risalto i soggetti rappresentati, e nello straordinario scorcio della “mano parlante” di Giuseppe. Presupponendo, dunque, concluse le esperienze formative di Leonello Spada, la critica colloca l’opera dopo il 1610, facendola rientrare nel novero di una delle migliori opere realizzate dal maestro, esempio significativo del suo ricco e composito bagaglio artistico e della sua personale interpretazione delle innovazioni stilistiche di Caravaggio, rimanendo però sempre fedele alle influenze dei Carracci, caratteristiche della nativa Bologna.