Tempera a colori su pergamena e oro. mm 143x140. Splendida iniziale 'O' miniata con al centro la Presentazione di Gesù al tempio (Luca, 2:22-40) da antifonario pergamenaceo. Al verso notazioni musicali quadrate su tetragramma tirato in rosso; nella rubrica in rosso alla seconda riga si legge Nativitatis Beatae Mariae, in scrittura rotonda. L'incipit miniato è delimitato da due tralci fitomorfi in blu e verde. Nello specchio al centro la scena della Presentazione di Gesù al tempio si svolge all'interno del santuario, dove solitamente è la Vergine a porgere il Bambino al vecchio Simeone, che si prepara a riceverlo con le mani velate. Qui Simeone ha già il piccolo Gesù tra le braccia ed è Maria ad avere le mani coperte da un panno sottile reso con grande morbidezza e passaggi sottili di pittura. Accanto a Simeone compare Giuseppe che reca le colombe per la purificazione, di fronte la Vergine con accanto la profetessa Anna. Dietro di loro un religioso reca l'agnello sacrificale. Le figure di Simeone e Giuseppe si ergono da dietro un altare timidamente prospettico e coperto da un ricco tovagliato a sottolineare il valore sacramentale della scena. Sull'altare è posto un crocefisso, prefigurazione della profezia di Simeone alla Vergine: ...parlò a Maria, sua madre: «Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione perché siano svelati i pensieri di molti cuori. E anche a te una spada trafiggerà l'anima».(Luca, 2:33-35). In altre rappresentazioni sono il pane e il vino posati sull’altare a prefigurare il sacrificio di Cristo. L’episodio della Presentazione al Tempio è spesso, come in questo caso, associato alla Purificazione della Vergine: Maria e Giuseppe, infatti, si recano al tempio per consacrare il figlio al Signore, come prescritto dalla legge mosaica, che prevedeva il sacrificio a Dio di ogni primogenito, che poteva essere riscattato pagando cinque sicli d’argento (Numeri, 18:15-16). La madre, poi, era ritenuta impura per sette giorni dopo la nascita del figlio e per altri trentatré giorni non poteva entrare nel santuario fino al rito della purificazione, che avveniva tramite il sacrificio di un agnello e di una tortora o colombo, ma “se non ha mezzi da offrire un agnello, prenderà due tortore o due colombi” (Levitico, 12:1-8).