Francesco Ferrucci, detto Francesco del Tadda
(Fiesole 1497 - Firenze 1585)
DIANA CON UN CANE
scultura in marmo rosso antico, cm 36,8x12,5x9; montata su base in marmo bianco, cm 11x15,5x12,5
Francesco Ferrucci, known as Francesco del Tadda, Diana with a dog, red marble
Raro esemplare scultoreo eseguito in marmo rosso antico, la statua presenta una giovane donna nuda, dal corpo ben modellato e proporzionato, effigiata con un cane accucciato tra le sue gambe. La presenza di una mezza luna tra i capelli qualifica iconograficamente il personaggio come Diana, una delle dodici divinità dell'Olimpo, venerata nell'antica Grecia con il nome di Artemide. Secondo Sandro Bellesi, autore di una scheda critica per la scultura qui presentata, l'opera è frutto di un raffinato e intelligente intreccio nel quale confluiscono conoscenze della statuaria antica e affinità con la cultura artistica fiorentina del Cinquecento, con caratteri di stile che, grazie anche all'utilizzo di una pietra colorata, consentono di poterla assegnare in modo convincente al nome di Francesco Ferrucci, meglio noto come Francesco del Tadda, scultore esperto soprattutto nella lavorazione del porfido e di pietre non comuni nel mondo della scultura.
“L'assegnazione della statuetta in esame al catalogo di Francesco del Tadda – si legge nella scheda - si basa, oltre che per l'utilizzo della pietra colorata, per i richiami ad alcune delle sculture più interessanti licenziate da questo maestro. La sintassi del volto, delle braccia e delle mani e, ancora dei seni torniti di Venere trovano accostamenti diretti ad esempio con la maestosa Giustizia in Piazza Santa Trinita, mentre la resa particolare dei capelli con ricci a guscio di chiocciola rimandano a composizioni come l'ovale con Alessandro de' Medici oggi nelle raccolte del Museo del Bargello. Il taglio secco ed eccessivamente lineare dei tratti del volto della dea mostra, inoltre, adeguati confronti con il busto di Alessandro morente , eseguito da Ferrucci in porfido rosso e marmo bianco, oggi conservato nelle raccolte del Museo dell'Opificio delle Pietre a Firenze. La particolare sintassi descrittiva del cane, infine, curiosa anticipazione di modelli novecenteschi che ricordano l' art déco , consente di collocare l'esecuzione di questo marmo in piena età manierista, probabilmente al terzo quarto del Cinquecento”.