PIATTO, DUCATO DI URBINO, 1545-1550 CIRCA
in maiolica dipinta in policromia con blu di cobalto, verde ramina, bruno di manganese, giallo antimonio nei toni del giallo e dell’arancio; diam. cm 25,2, diam. piede cm 8,4, alt. cm 3,5
A DISH, DUCHY OF URBINO, CIRCA 1545-1550
Bibliografia di confronto
M. Mancini Della Chiara, Maioliche del Museo civico di Pesaro , Pesaro 1979, n. 217;
C.D. Fuchs, Maioliche istoriate rinascimentali del Museo Statale d’Arte Medioevale e Moderna di Arezzo , Arezzo 1993, p. 187 n. 89;
O. Mazzuccato, L. Pesante, Ceramiche medievali e moderne. Catalogo delle collezioni dei Musei Vaticani. Arti decorative. 1 , Città del Vaticano 2023, pp. 170-174 nn. 2.15; 2.16; 2.17
Il piatto ha cavetto profondo, tesa obliqua con orlo arrotondato e poggia su basso piede ad anello. Mentre il retro non mostra decorazioni, sul fronte e` dipinta l’officina di Vulcano: sulla destra il dio e` intento a battere un’arma sull’incudine, al centro Cupido, armato di una freccia, lo osserva da vicino, sulla sinistra Venere abbracciata da Marte guarda verso l’esterno seduta su una roccia; alle spalle di Vulcano invece la fornace col fuoco ardente osservata da un amorino, mentre in alto un amorino armato di arco in piedi sopra delle nuvolette a chiocciola osserva la scena, chiusa su un alto da una roccia e sull’altro da una potente architettura con tetti a cupola; sullo sfondo infine un paesaggio con una citta` collinare elevata su un ampio specchio d’acqua.
Lo stile pittorico è quello delle figure della coppa del Museo di Pesaro con Apollo e Dafne , datata 1545 (Inv. Coll. Mazza, cas. 99; Rs 239, Gp317). La figura di amorino con ali colorate dal volto piccolo, le muscolature toniche e arrotondate, alcune modalità nel delineare i paesaggi, come l’alta collina con alcune case ombreggiate in verde, presenti su una coppa con Pasifae e Dedalo del Museo di Arezzo (inv. n.14648) e confrontabili con il nostro piatto ci portano all’ambiente del ducato di Urbino e in particolare alle opere della bottega di Lanfranco dalle Gabicce. Le stesse modalità stilistiche si ritrovano tuttavia in altre tre opere con scene mitologiche, due coppe e un piatto attribuite alla bottega Fontana tra il 1545 e il 1555, recentemente pubblicate e attualmente esposte nelle nuove sale delle Ceramiche dei Musei Vaticani (inv. nn. MV62267, MV62266, MV62274), attribuite alla mano di un medesimo pittore. L’attribuzione comunque prudenziale non esime dal riconoscimento di una mano pittorica univoca da assegnare al ducato di Urbino.