firma e datasul retro: timbro Galleria d'Arte il Prisma, MilanoL'opera è registrata presso la Fondazione Lucio Fontana con il n. 3319/1PROVENIENZACollezione privata, GallarateGalleria d'arte il Prisma, MilanoCollezione privata, MilanoESPOSIZIONIGalleria del Cavallino, Venezia 1957Galleria del Naviglio, Milano 1957BIBLIOGRAFIAL'Europeo, XVIII, n. 27, 8 luglio 1962. p. 33, Gottschaller, 2008, p. 39L'Europeo, XII, n. 7, luglio 2013, p. 59L. M. Barbero, Lucio Fontana. Catalogo ragionato delle sculture ceramiche, Milano 2022, vol. I, p. 106 e vol. II, p. 483, n. 57 SPC 55Dall'esplorazione tridimensionale delle sculture in ceramica fino ai suoi celebri tagli, Lucio Fontana indaga intellettualmente il continuo alternarsi tra pieno e vuoto, finito e infinito, luce e oscurità, materia e spazio.Il ciclo dei buchi, che si inaugura nel 1949 come naturale evoluzione della ricerca proposta due anni prima con il Primo Manifesto dello Spazialismo, diviene massima espressione del barocchismo di Fontana proprio nell'incontro con le potenzialità espressive della terracotta, mezzo duttile e malleabile, sensibile al gesto per sua natura.I 'concetti spaziali' su terracotta colorata graffita con buchi rappresentano il punto d'incontro con lo studio plastico degli anni Trenta, sintetizzando l'intera ricerca artistica di Fontana che insiste sui concetti di antimateria, gestualità e unità delle arti per il superamento di forme già conosciute.'Io buco, passa l’infinito di lì, passa la luce, non c’è bisogno di dipingere. Tutti han creduto che io volessi distruggere: ma non è vero, io ho costruito, non distrutto, è lì la cosa. Che, dopo, io gli dia una strutturazione estetica [...] è una ragione di gusto estetico'(Lucio Fontana)