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Asta 460 | ARTE ANTICA E DEL XIX SECOLO - Da una dimora veneta e altre committenze Tradizionale

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BONONI CARLO (1569 - 1632)

Resurrezione di Cristo

 L'opera è accompagnata dalla scheda a cura di Enrico Ghetti, di cui si riporta di seguito un estratto.Bibliografia di riferimento: G. Baruffaldi, Vite de' pittori e scultori ferraresi (1697-1730), Ferrara, 1844-1846, II, 1846. N. Artioli e E. Monducci, Dipinti 'reggiani' del Bonone e del Guercino, catalogo della mostra di Reggio Emilia (30 gennaio-28 febbraio 1982), Reggio Emilia 1982.C. Brisighella, Descrizione delle pitture e sculture della città di Ferrara (secolo XVIII), ed. Novelli, Ferrara, 1991.G. Sassu e F. Cappelletti, Carlo Bononi, l'ultimo sognatore dell'Officina Ferrarese, catalogo della mostra, Ferrara, 2017.E. Ghetti, Per Carlo Bononi. Indagini sul territorio, la prima pala e qualche inedito, Paragone. Arte, 139-140 (819-821), pp. 1-25.E. Ghetti, Carlo Bononi, Parma e un anonimo allievo, in Parma per l'arte, Nuova serie, 25, 2019, pp. 177-203.'L'esplosiva forza centrifuga irradiata dal dipinto in esame è, in un certo senso, conseguenza del soggetto raffigurato: risorgendo, Cristo ha scoperchiato imprevedibilmente il sarcofago mettendo in fuga, terrorizzati, i soldati posti a guardia del sepolcro. Allo stesso tempo, però, la grande energia che caratterizza la composizione dichiara la primigena formazione tardomanierista del suo autore, il ferrarese Carlo Bononi, che qui sembra ispirarsi a modelli celebri del tardo Cinquecento romano ma anche alla più vicina Resurrezione di Domenico Mona, il chè significa, poi, a quella di Giulio Clovio resa celebre da un'incisione di Cornelis Cort, dalla quale la pala di Mona dipende. Allo stesso tempo, però, non sono lontani i ricordi delle tumultuose composizioni di Jacopo Robusti, il Tintoretto, che confermano a Ferrara il ruolo di 'membrana traspirante' tra due mondi in apparenza lontani: Venezia e Roma. È verso il 1614 che andrà datata la Resurrezione, il forte scurimento che ottundeva la superficie, appiattendone i volumi e semplificandone le anatomie, aveva indotto in un primo tempo a declassare il dipinto a copia, opinione completamente ribaltata a seguito del restauro recentemente condotto, che ha liberato la tela dagli appesantimenti di sporco e ridipinture e ha restituito alla vista cromatismi inaspettatamente vivaci e la perfetta volumetria delle figure, assolutamente degne del pennello di Bononi. A definitiva conferma dell'autografia concorre l'identificazione, ancora grazie all'intervento di restauro, di numerosi pentimenti, che escludono categoricamente la possibilità di trovarsi davanti a una copia.'

Asta 460 | ARTE ANTICA E DEL XIX SECOLO - Da una dimora veneta e altre committenze Tradizionale
mar 11 GIUGNO - mer 12 GIUGNO 2024
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