Numerata 189/250 in basso a destra
Provenienza:
Fondazione Lucio Amelio, Napoli;
Collezione prof. Ugo Majone, Milano;
Collezione privata, Milano
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All’inizio degli anni Ottanta, grazie ad una felice intuizione del gallerista napoletano Lucio Amelio, Andy Warhol (Pittsburgh, 1928 - New York, 1987) è a Napoli. L’ambiente napoletano e i drammatici avvenimenti di quegli anni legati alle catastrofi del terremoto ispirano il padre della Pop Art a realizzare per la città la celebre serie dei “Vesuvius” del 1985, di cui l’opera qui presentata fa parte. In queste opere l’immagine del vulcano, uno dei temi classici dell’iconografia partenopea, viene replicata in maniera ossessiva da Warhol, come era solito fare con le Marilyn o le Campbell’s Soup, nell’intento di esaltarne, in contrasto con la ricorrente raffigurazione da cartolina, il valore spettacolare e al contempo drammatico.
“Per me l’eruzione è un’immagine sconvolgente, un avvenimento straordinario ed anche un gran pezzo di scultura [...]. Il Vesuvio per me è molto più grande di un mito: è una cosa terribilmente reale”: con queste parole Warhol descrive la nuova serie di opere in occasione della mostra personale al Museo di Capodimonte di Napoli nel 1985.