Titolo sul retro
Provenienza:
Atelier Dorazio, Todi, n. d’archivio 2169 (tre timbri circolari sul retro con numero scritto a mano);
Galleria Mara Coccia, Roma;
Dorotheum, Vienna, 1 Giugno 2016, Asta Arte Contemporanea, lotto n. 662
Esposizioni:
Piero Dorazio, Galleria Mara Coccia, Roma, maggio - giugno 1989
Opera in corso di archiviazione presso l'Archivio Dorazio, Milano
-
Piero Dorazio (Roma, 1927 – Perugia, 2005) è stato uno dei massimi rappresentanti dell’astrattismo europeo, corrente artistica alla quale si avvicina fin da giovane. L’esigenza di sottrarre l’arte da qualsiasi riferimento naturalistico e dalla funzione sociale che fino a quel momento l’aveva caratterizzata, porta alla formazione nel 1947 del Gruppo Forma 1, che Dorazio dirige insieme a Carla Accardi, Ugo Attardi, Pietro Consagra, Mino Guerrini, Achille Perilli, Antonio Sanfilippo e Giulio Turcato. Gli iscritti al gruppo sono accomunati dalla volontà di svincolare l’arte da una dimensione psicologica o realistica, associandola al criterio di struttura e con un’attenzione particolare al segno e alla forma che diventano elemento unico di espressione. Questi i principi cardine che saranno alla base di tutta la produzione doraziana.
Dorazio trova una chiave di lettura dell’arte astratta, affermando che il quadro astratto non rappresenta altro che sé stesso, poiché costituito da elementi della visione. L’arte si sintetizza nella rappresentazione dell’irreale, che, però, è in grado di emozionare e trasmettere sensazioni vere. A partire dagli anni ’60, Dorazio indaga da vicino la trama dei “reticoli”, realizzando grandi tele che presentano linee oblique, orizzontali e verticali sovrapposte.
Dopo aver girato per l’Europa e per il mondo, nel 1973 acquista un antico convento a Todi che ristruttura adattandolo ad abitazione e studio. Dalle campagne umbre l’artista trae nuove ispirazioni, e la sua pittura si fa sempre più ritmica, piena di contrasti e punti di luce e ombra. E proprio a questo periodo così fecondo della sua produzione, appartiene l’opera qui proposta: un olio su tela del 1988 in cui il colore pieno, lo spazio, la materia, le dimensioni e il movimento concorrono a trasmettere emozioni, con segno e forma che diventano unico mezzo di espressione.
L’artista, in un’intervista a Adachiara Zevi nel 1985 affermò: “La struttura che altri chiamano reticolo è in realtà una sovrapposizione di parametri. La verticale, la forza di gravità; l’orizzontale, la linea dell’orizzonte e la diagonale, indicativa della nostra rotta. Sono le tre direzioni della nostra esistenza“.