L'opera è accompagnata da una scheda critica della Prof.ssa Federica Spadotto.
Pietro Rotari studiò da principio nella natia Verona con Antonio Balestra prima di partire nel 1727 per Roma e Napoli, dove entrò prima nello studio di Francesco Trevisani e poi in quello di Francesco Solimena. Nel 1734 tornò nella sua città natale concentrandosi sulla produzione di dipinti storici e religiosi che gli avrebbero dato fama internazionale. Nel 1741 Rotari si recò a Vienna, dove conobbe Jean-Etiènne Liotard, dalla cui opera fu influenzato profondamente. Mentre si trovava a Dresda al servizio di Federico Augusto III Rotari ricevette l'invito dell'imperatrice Elisabetta di Russia a recarsi a San Pietroburgo come primo pittore di corte. Arrivato in Russia nel 1756, Rotari accumulò ben presto una grande fortuna e la visita alla sua casa riccamente arredata divenne una tappa obbligata per i visitatori di alto rango della città . Anche se continuò a lavorare come pittore di storia, a San Pietroburgo Rotari sviluppò il genere oggi prevalentemente associato al suo nome: dipinti di misura contenuta raffiguranti teste idealizzate, in cui egli seppe trasferire con delicatezza e studiata artificiosità le emozioni di fanciulli e fanciulle.