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RELIQUIARIO, ANTONIO MORETTI DE AMICIS (ATTR.), ROMA, 1660 CIRCA
RELIQUIARIO, ANTONIO MORETTI DE AMICIS (ATTR.), ROMA, 1660 CIRCA
in ebano, lapislazzuli, cristallo di rocca, argento e bronzo dorato, decorato sul fronte con le armi di papa Alessandro VII. Realizzato in foggia di urna su alto piedistallo a parallelepipedo, è sormontato da una corona d'argento attraversata da due foglie di palma incrociate a reggere una piccola croce; all'interno del reliquiario, visibile attraverso le pareti in cristallo di rocca, è presente un sole d'argento iscritto su entrambe le facce DE PALLIO SANCTI JOSEPH; la base, in ebano e lapislazzuli, reca sul fronte lo stemma della famiglia Chigi delle Rovere in argento e smalto e agli angoli quattro teste di cherubini in argento; cm 28x15,5x6,5 Completo di custodia in legno rivestito in cuoio impresso in oro con fregi, stelle e arme papale (cm 31x19x10)
A RELIQUIARY, ATTRIBUTED TO ANTONIO MORETTI DE AMICIS, ROME, CIRCA 1660
Bibliografia
L. d’Urso, St. Joseph’s Reliquary, in A. Gonzalez-Palacios (a cura di), Objects for a “Wunderkammer”, cat. della mostra, Londra 1981, pp. 270-271 n. 128
Bibliografia di riferimento
L. Ozzola, L'arte alla corte di Alessandro VII, Roma, 1908, pp. 69-71
Realizzato per custodire un frammento del mantello di San Giuseppe, il reliquiario è probabilmente opera dell'orafo romano Antonio Moretti de Amicis (Roma 1611-1687), uno dei principali artisti operanti alle dipendenze di papa Alessandro VII e della famiglia Chigi, impegnato sicuramente verso la metà del secolo nella realizzazione di raffinati oggetti per la corte papale e per alcuni cardinali, ma anche ad esempio attivo per vari arredi sacri per la Cappella Chigi nel Duomo di Siena (1662-1666).
L’ipotesi della sua paternità dietro a questo pregevole reliquiario è sostenuta da un’informazione fornitaci da Leandro Ozzola, che in un suo lavoro pubblicato a Roma nel 1908, relativo alle attività artistiche alla corte di papa Alessadro VII, ricorda un pagamento effettuato a Moretti nel giugno 1659 per tre reliquiari: “1659, adì 5 giugno. Scudi seicentundici e baiocchi cinquanta moneta &. al Moretti argentiere per prezzo di tre reliquiari d’oro con sue cassette”. E anche altri pagamenti sembrano suffragare tale teoria: il 29 maggio 1659 Bonifatio Peri fu pagato “per 3 cristalli di montagna con altri ornamenti per reliquiarii”, mentre il 21 aprile 1660 un altro orafo romano, Giovanní Antonio Scatola (attivo dal 1656 al 1685), fu pagato “per prezzo di 12 armette d’argento smaltate per reliquiarii”. Essendo Moretti era sia gioielliere che orafo, l'uso elaborato di metalli preziosi e pietre dure lo indica come l'autore di questa commissione papale.