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DALL'ANTICO AL MODERNO: OPERE DA UNA STORICA COLLEZIONE MILANESE

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Giovan Paolo Schor

 Giovan Paolo Schor
(Innsbruck 1615 – Roma 1674)

CORNICE
rame dorato e cesellato, cm 52x46 (luce cm 29,5x23,7)

A FRAME
gilt and chiselled copper, 52x46 cm (span 29,5x23,7 cm)

Contiene al suo interno:
SCUOLA ROMANA, SECOLO XVIII
NATURA MORTA
olio su tela, cm 36,5x27

ROMAN SCHOOL, 18TH CENTURY
STILL LIFE
oil on canvas, 36,5x27 cm

Bibliografia di confronto
G. Incisa della Rocchetta, Frammenti di una carrozza secentesca, in “Colloqui del Sodalizio”, II (dal 1951-52 al 1953-54), Roma 1956, pp. 135-139;
G. Fusconi, Disegni decorativi del barocco romano, cat. della mostra, Roma 1986, pp. 46-47;
J. Montagu, Roman Baroque Sculpture. The Industry of Art, New Haven-London 1989, p. 190;
A. Gonzàlez-Palacios, in M.G. Bernardini, M. Fagiolo dell’Arco, Gian Lorenzo Bernini regista del Barocco, cat. della mostra, Roma 1999, p. 211, p. 395 n. 140

La cornice, di forma rettangolare, è impreziosita in tutte le sue parti da decori a rilievo di grande qualità: mentre la fascia inferiore mostra agli angoli due figure di tritoni barbuti con le code intrecciate al centro, rivolti verso la luce della cornice con le braccia levate, gli spigoli della parte superiore sono arricchiti da volute sulle quali poggiano due figure muliebri panneggiate, con elmi e reggenti uno scudo, alle cui braccia si attorcigliano due serpenti che si incontrano al centro in corrispondenza di una conchiglia sottesa da festone vegetale, che si sviluppa scendendo lungo i montanti.
Questo splendido esemplare, ben noto alla critica, appartiene ad un gruppo di sette cornici, tra le quali una soltanto si differenzia per decoro, dimensione e andamento (orizzontale anziché verticale). È parere ormai condiviso che queste siano le opere citate in documenti d’archivio che ricordavano come lo scultore Ercole Ferrata avesse approntato nel 1658 dei modelli in cera secondo “il disegno e volere” di Giovan Paolo Schor per vari ammennicoli, fra cui delle cornici, destinati a una carrozza di velluto nero del Cardinale Chigi. La fusione, la cesellatura e la doratura sarebbero state eseguite dagli spadari Carlo Mattei e Francesco Donati e dall’argentiere Francesco Perone: gli spadari emisero infatti un conto il 12 aprile 1658 per sei cornici uguali e una settima più grande. Giovanni Incisa della Rocchetta, che per primo nel 1956 propose questa identificazione, sembra ipotizzare che le cornici provenienti da Palazzo Chigi a Piazza Colonna siano appunto quelle modellate dal Ferrata nel 1658, poi nel 1679 riutilizzate nella carrozza “delle ghiande” e l’anno dopo tolte da questa e destinate a contenere una serie di sei dipinti di Nicolò Stanchi. A conferma dell’attribuzione dei disegni di questa cornice allo Schor, ricordiamo un suo disegno autografo conservato a Roma nel Gabinetto Nazionale delle Stampe (Inv. 127513) con figure molto simili a quelle che si vedono nella cornice orizzontale.


DALL'ANTICO AL MODERNO: OPERE DA UNA STORICA COLLEZIONE MILANESE
mer 8 NOVEMBRE 2023
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