FILIPPO DE PISIS
(Ferrara 1896 - Milano 1956)
Chiesa (Iglesia)
1928-29
olio su tela
cm 80x60
firmato in basso a destra
al retro cartiglio Mostra d'Arte Italiana a Vienna
al retro cartiglio Centre Julio Gonzàlez
L'opera è archiviata presso l'Associazione per il Patrocinio dell'Opera di Filippo De Pisis, Milano, con il numero 00978 in data 18 giugno 1998.
Provenienza
Collezione privata, Como
Collezione privata, Milano
Collezione Claudia Gian Ferrari, Milano
Porro & C., Modern and Contemporary Art, 28 maggio, lotto 201
Collezione privata
Esposizioni
Vienna, 54. Jabersausstellung Moderne Italienische Kunst die Zeitgenossische Medaille in Deutschland Osterreich, 1 aprile - 5 giugno 1933, n. 80
Valencia, IVAM Centre Julio Gonzàlez, Filippo de Pisis, 12 luglio - 1 ottobre 2000, n. 98
Salisburgo, Ruperinum Museum fur Moderne und Zeitgenossische Kunst, Filippo de Pisis, 19 October - 3 December 2000
Bibliografia
54. Jabersausstellung Moderne Italienische Kunst die Zeitgenossische Medaille in Deutschland Osterreich, catalogo della mostra, Kunstlerhaus, Vienna 1933, n. 176,p. 30
Filippo de Pisis, catalogo della mostra, IVAM Centre Julio Gonzàlez, Rupertinum Museum fur Moderne un Zeitgenossische Kunst, Valencia, Salisburgo 2000, p. 56 (ill.)
De Pisis non si è mai accorto delle verità eterne ed universali, ma si è interessato a ogni contingenza che incontrava nella strada o vedeva dalla sua finestra, che sapeva trasformare in arte perché era poeta ad ogni ora del giorno. Il sorriso che distribuiva con le sue tele non era superficiale, anzi era un sorriso doloroso, di un artista pieno di tormenti, di ribellioni, di crudeltà; ma egli sapeva superare nel risultato ogni complicato processo creativo. E però si credeva che la sua pittura fosse facile, e non profonda, schizzata e non compendiaria. Eppure quel quadro che sembrava così facile era stato rapidamente eseguito soltanto dopo una lunga preparazione mentale. I migliori pittori del nostro tempo sono pittori provetti, sensibili e controllati, che giungono alla poesia attraverso un lento sviluppo tecnico. Al contrario De Pisis è stato il poeta che ha sentito il bisogno di esprimere il suo estro con colori piuttosto che con parole. […]
L. Venturi, Quasi per gioco dipingeva capolavori. Da L’Espresso, 8 Aprile 1956
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