Giovanni Antonio Amadeo
(Pavia 1447 ca. - Milano 1522)
SAN BERNARDO DI CHIARAVALLE, 1480-1484
marmo di Condoglia, cm 52x18x14
Giovanni Antonio Amadeo (Pavia circa 1447 - Milano 1522), Saint Bernard of Chiaravelle, 1480-1484, Condoglia marble, 52x18x14 cm
Opera dichiarata di interesse ai sensi del D.Lgs. 22/01/2004 e ss.mm.ii.
Provenienza
Firenze, Collezione Contini Bonacossi
Firenze, Collezione Carlo De Carlo
Firenze, Collezione privata
Bibliografia
M. Seidel, Studi sulla scultura del primo Rinascimento: Francesco di Giorgio, Giovanni Antonio Amadeo, in M. Seidel, Arte italiana del Medioevo e del Rinascimento.Collana del Kunsthistorisches Institut in Florenz, 8, 2003, vol. 2, pp. 677-704;
M. Tanzi, Novità per l’”Arca dei martiri Persiani”, in Prospettiva, 63, 1991, pp. 51-62.
La scultura a tutto tondo, di piccole dimensioni rappresenta San Bernardo di Chiaravalle stante, mentre regge un libro con la mano sinistra e con la destra trattiene saldamente per i capelli un piccolo demonio, accovacciato e sogghignante. Si tratta di un’opera dai tratti stilistici molto ben definiti, tali da accordarsi pienamente con l’attribuzione, già avanzata all’inizio del secolo scorso, allo scultore lombardo Giovanni Antonio Amadeo, figura centrale del Rinascimento dell’Italia Settentrionale.
L’opera, ben nota alla critica, fu studiata in particolare da Max Seidel negli anni Novanta, il quale arrivò a collocare l’opera nel periodo cremonese dell’artista, fra il 1480 e il 1484, anni in cui fu impegnato nella realizzazione delle disperse tre arche un tempo collocate nel Duomo di Cremona: l’arca di Sant’Imerio, di Sant'Arialdo e quella dei Martiri Persiani. Delle arche sono rimasti in loco solo pochi frammenti, e ancor più sporadici sono gli elementi sparsi per il mondo e rintracciati in musei e collezioni private. L’ipotesi avanzata da Seidel è che il San Bernardo fosse stato in origine posto a coronamento dell’arca di Sant’Imerio, ipotesi confermata dalla finitura della statuetta in ogni sua parte, e quindi destinata ad una collocazione sommitale e visibile a tutto tondo, ma anche dalle affinità con i più noti manufatti identificati come parti dell’originaria arca, specie nel panneggio scheggiato e contorto, cifra stilistica dell’Amadeo, e nella predilezione per le espressioni forti e drammatiche dei volti.
Interessante anche le vicende collezionistiche che hanno interessato l’opera nell’ultimo secolo, con il passaggio nelle mani di due dei maggiori collezionisti/conoscitori di scultura fiorentini del Novecento. Se all’inizio del secolo la statuetta figurava in bella mostra nella straordinaria raccolta della famiglia Contini Bonaccossi, apprezzata al punto che donna Vittoria la scelse come sfondo per farsi ritrarre da Primo Conti (vedi foto a lato), gli ultimi anni li passò con l’antiquario fiorentino Carlo De Carlo, che mai si decise a venderla, e proposta quindi in asta dalla Casa d’Aste Semenzato nel 2001 in occasione della vendita della sua collezione post mortem.