Henri Matisse, Arbre en Fleur, cm 155,00 x 187,00 (#1). Joan Mirò, El Sol, cm 122,00 x 178,00 (#1). Alexander Calder, A Piece of my Workshop, cm 183,00 x 292,00. Roberto Sebastian Antonio Matta, Sun Dice, cm 178,00 x 122,00. Katzenbach & Warren inc. Editore, da un'edizione originaria di 200 copie mai terminata. Matisse e Mirò presentano sul fronte, rispettivamente in basso a sinistra e in basso a destra, il timbro MS (Mural Scroll) e la tiratura (#1). L’assenza dell’indicazione della tiratura sulle altre due opere fa pensare che possa trattarsi di prove di stampa.Secondo l'opinione di Catherine C. Bock-Weiss in “Henri Matisse: A Guide to Research. New York, Routledge, 2012, pp. 334-335” sono stati stampati soltanto 30 esemplari. Tra le opere note, quelle presenti alla Fundació Pilar i Joan Miró a Mallorca (#14), al Whitney Museum di New York (#19) (https://whitney.org/collection/works/7991) e al Moma di New York (#5) (https://www.moma.org/collection/works/67005)Provenienza: Eredi Matta, Roma. Le quattro opere sono archiviate nell’inventario della successione di Angela Faranda, moglie dell’artista, ai numeri 8, 9, 10 e 11. Sono inoltre presenti due foto scattate tra il 1950 e il 1954, nel soggiorno della casa di Matta in Via Trasone a Roma, mentre Angela Faranda posa davanti a Matisse e a Mirò. Bibliografia: James Thrall Soby, Calder, Henri Matisse, Miro, Matta: silkscreen mural-scrolls from original designs, in “Arts & Architecture”, 66 April 1949, pp. 26-28. Catherine C. Bock-Weiss, Henri Matisse: A Guide to Research. New York, Routledge, 2012, pp. 334-335. Pepe Karmel, Design Review. When Artwork Has a Sticky Back , in “The New York Times”, July 28, 1995. Núria Montclús Carazo, El primer encuentro: Roma, 1949-1954 , in Ead., Öyvind Fahlström y Roberto Matta, 1949-1964, Máster en Estudios Avanzados en Historia el arte, Universidad de Barcelona, 2010, p. 17. Miró. Fundació Pilar i Joan Miró a Mallorca. Lundwerg Editores: Barcelona, 2005Le quattro opere qui presentate sono state conservate per oltre sessantanni in un attico a Roma da Angela Faranda, recentemente scomparsa, che aveva sposato Matta nel 1950. La storia dei Mural Scrolls è strettamente legata alla biografia di Matta. Durante l’esperienza newyorkese Matta - che è sempre stato molto sensibile agli aspetti applicati dell’arte - fu al centro di un importante tentativo di creare un design d’avanguardia. Nel 1948 l’artista – che aveva alle spalle non solo l’esperienza di architetto ma anche l’attività di disegnatore di mobili durante la sua giovinezza in Cile - divenne l’art director dei Mural Scrolls, le grandi serigrafie che dovevano essere prodotte da un’azienda leader nel settore delle carte da parati, la statunitense Katzenbach & Warren. Sua fu l’idea di questo progetto per cui si costituì un editorial board che annoverava, con lo stesso Matta, anche Allen Porter del Museum of Modern Art, il gallerista Pierre Matisse e William E. Katzenbach, presidente della ditta Katzenbach & Warren. Si trattava di un’operazione d’avanguardia in perfetta sintonia con quel mondo moderno caratterizzato dalla riproduzione seriale, laddove il prodotto della creatività perde il carattere di unicità per essere alla portata di tutti, come ha scritto Walter Benjamin nel saggio L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica. Nel 1949 venne realizzato a New York un portfolio pubblicitario intitolato Calder Matisse Matta Miro: Mural Scrolls, che doveva serivire a procurare le prenotazioni per le opere definitive. La pubblicazione, che si presentava con un’accattivante copertina e una modernissima legatura a spirale in plastica, era introdotta da una firma autorevole, quella di James Thrall Soby, critico e collezionista, trustee e benefattore del Museum of Modern Art. Essa conteneva le riproduzioni a colori in miniatura delle opere che avrebbero dovuto essere stampate su tela in grande formato, con una tiratura di duecento copie, e messe in vendita a 360 dollari l’una: Alexander Calder, A Piece of my Workshop, 1949, 183 x 290 cm. Henri Matisse, Arbre en Fleur, 1949, 155 x 185 cm. Roberto Sebastian Matta, Sun Dice, 1949, 173 x 265 cm. Joan Miró, El Sol, 1949, 122 x 178 cm. Sempre nel portfolio si legge che i Mural Scrolls potevano essere incollati direttamente alle pareti come carta da parati, oppure appesi come i rotoli delle pitture cinesi. Comunque, gli scrolls non erano una carta da parati, ma opere d’arte riprodotte in formato extra large. Matta, regista dell’intera operazione, nel portfolio commentava le serigrafie con tali parole: «One should wear a Mural-Scroll like a woman wears a dress. It is to hang oneself, in full color, upon the wall, as a sunny day. Remove the Scroll, and you denude yourself, thus every wall hides a love». Il fine dell’iniziativa era quello di realizzare una decorazione d’avanguardia direttamente controllata dall’autore e dunque sottratta al rischio di una possibile manipolazione. James Thrall Soby dedicò a questa impresa un articolo intitolato Calder, Henri Matisse, Miro, Matta: silkscreen mural-scrolls from original design, pubblicato sulla rivista “Arts & Architecture” nell’aprile del 1949. Soby giustificava tale progetto nell’interesse di un interior design di alta qualità e prezzo accessibile. L’articolo era illustrato con le opere degli artisti. Pare però che il progetto abbia incontrato seri impedimenti. Probabilmente esso naufragò sul nascere. Nella mostra Kitsch to Corbusier: Wallpapers From the 1950’s, presso il Cooper-Hewitt National Museum a Manhattan, nel 1995, furono esposti solo i saggi in miniatura del portfolio pubblicitario, ma non le stampe commissionate da Katzenbach & Warren a Calder, Matisse, Matta e Miró. Un dato certo è che l’art director Matta attraversò proprio allora un momento critico che l’indusse a lasciare New York. La storia è nota. A causa di comportamenti ritenuti sconvenienti, egli fu espulso dal gruppo dei surrealisti da Breton. Isolato e in crisi, nel 1949 giunse in Italia, stabilendosi a Roma, dove sarebbe rimasto fino al 1954. Nel 1950 sposò Angela Faranda, attrice cinematografica con cui si era sistemato in un appartamento in via di Trasone 49 dove campeggiavano sulle pareti bianche le quattro enormi serigrafie su tela, i Mural Scrolls. Queste serigrafie colpirono anche il giovane Öyvind Fahlström, l’artista svedese, nato in Brasile, che nel dopoguerra soggiornò a Roma, dove frequentava Matta. Ricordando il primo incontro con Matta nella casa di via di Trasone, Fahlström, in un articolo pubblicato più tardi, si soffermava proprio su questo salotto decorato dai Mural Scrolls. «En esa gran habitación donde todo era tranquilidad y relax, paredes blancas, y cuadros de Matisse, aderezaban los bajos muebles para relajarse» [In questo grande locale in cui tutto era tranquillità e relax, pareti bianche, e dipinti di Matisse, erano collacati mobili bassi per rilassarsi].