Legno intagliato, pigmenti colorati, cordoncino, stoffa. Altezza cm 43/53. Il wayang-golek è una variante della più antica espressione artistica giavanese, il wayang-kulit o teatro delle ombre per il quale si utilizzano burattini fabbricati in cuoio. Nel wayang-golek i burattini sono fabbricati in legno e, quindi, risultano tridimensionali: la testa è attaccata al corpo mediante un perno e può quindi muoversi girando a destra e a sinistra; le braccia presentano due articolazioni, una alla spalla e una al gomito e vengono mosse dal dalang (l'interprete della narrazione) con l'ausilio di sottili aste assicurate alle mani del burattino. La figura viene quindi vestita con abiti di stoffa e il volto dipinto nei minimi particolari espressivi richiesti dai vari personaggi del racconto. Il repertorio narrativo del wayang-golek è solitamente tratto da storie realmente accadute a personaggi vissuti a Giava dopo l'avvento dell'Islam, soprattutto quelle connesse alla vita del principe arabo Amir Hamzah, ma utilizza anche il repertorio narrativo tradizionale, mettendo in scena temi tratti dal Bharatayuddha (la versione giavanese del poema epico indiano Mahabharata) e dl Ramayana. Tra i burattini sono riconoscibili alcuni tra i principali protagonisti del Mahabharata (Bima, Ariuna, Druna, Draupadi), del Ramayana. (Hanuman) e alcuni personaggi delle storie di Amir Hamzah. Si riconoscono Arjuna, dalla pettinatura a grande riccio posteriore tipica dei Pandawa, chiamata supit urang – chela di granchio o gelung kekelingan – crocchia arrotolata; Hanuman, che nel ciclo delle storie del R?m?yàa, è a capo dell’esercito di scimmie, e aiuta Rama a salvare Sita, rapita dal grande demone Ravana, re di Sri Lanka. Insieme a Garuda e Bhima è uno dei personaggi più amati dagli spettatori del wayang; e forse Amir Hamzah, zio del profeta Maometto, eroe del ciclo Serat Menak che racconta le sue imprese e quelle dei suoi seguaci nelle sfide e lotte contro gli infedeli che, una volta vinti, si convertivano all’Islam.