Ara-cinerario di Flavia Carpime
Marmo italico(?)
H. 55 cm; largh. 55 cm; profondità 32 cm
Seconda metà – ultimo quarto del I secolo d.C.
Collezione privata
L’apparato epigrafico consta di 5 righe di testo iscritte sulla fronte. Campo epigrafico delimitato da cornice modanata, impaginazione regolare in presenza di linee-guida. Lettere di h variabile, più alte nelle prime due righe dell'iscrizione. Lettera montante a riga 4.
[Dis] Manibus - Flaviae - Carpime - vixit annis - XXV.
Una nicchia, oggi scoperchiata, è ricavata nel marmo al fine di ospitarvi i resti combusti della defunta Flavia Carpime morta all’età di 25 anni.
Pur mancante della sommità del fusto e del coperchio, l’esemplare appare sufficientemente conservato soprattutto dal punto di vista decorativo, sia sulla fronte, sia sui lati. Per l’elemento decorativo del triplo encarpo di fiori e frutti ad altorilievo che lo cinge sulla fronte e sui lati, il monumento appartiene a una precisa classe diffusa a partire dall’età di Tiberio e caratterizzata nel corso del I secolo d.C. da un processo evolutivo continuo. Gli anni dell’imperatore Claudio, in particolare, segnano un deciso aumento della portata decorativa e l’iscrizione del prospetto trova collocazione fissa entro cornice. L’encarpo, aggettante dallo sfondo, in questo caso è sostenuto sulla fronte dell’ara da due amorini alati in posizione angolare e risulta fortemente chiaroscurato per effetto dell’uso del trapano. A conferma dell’accresciuto desiderio decorativo dell’epoca, l’immagine standardizzata della defunta sulla fronte – fanciulla recumbente, rischiarata dalla fiaccola accesa sorretta da un amorino alato − è posta sopra la ghirlanda a occupare lo spazio a lunetta di risulta tra questa e il lato inferiore della cornice dello specchio epigrafico, mentre sulle pareti laterali compaiono i consueti simboli della patera (lato destro) e dell’urceus (lato sinistro).
Festoni, patera e urceus sono espliciti rimandi all’uso reale d’incoronare i monumenti funerari durante le cerimonie religiose con encarpi di fiori e frutti e i richiami simbolici della decorazione sono una chiara evocazione dell’idea di una vita oltre la morte.
Bibliografia: cfr. W. Altmann, Die Römische Grabaltäre der Kaiserzeit, 1905, p. 272, n. 206.
La Soprintendenza ABAP di Firenze, Pistoia e Prato ha intenzione di dichiarare questo lotto di interesse archeologico particolarmente importante.