Il dipinto si posiziona in una fase giovanile della produzione del pittore napoletano, quando la sua ricerca artistica si avvicinava alle sperimentazioni di Philipp Peter Roos (Rosa da Tivoli). La grande abilità nella rappresentazione degli animali, espressivi e ironici come nel suo stile, convive in questa tela con una attenzione alla rappresentazione paesaggistica, con l'albero, i ruderi e uno sfondo roccioso; il tutto espresso da una materia pittorica cremosa e ricca di accensioni luministiche.
L'attribuzione a Domenico Brandi è sostenuta dal Professor Ferdinando Bologna.