Giuseppe di Guido, detto il Maestro di Fontanarosa
(documentato a Napoli nel quarto decennio del XVII secolo)
SAN LUCA
olio su tela, cm 172x126
SAINT LUKE
oil on canvas, cm 172x126
Il dipinto, inedito, si colloca, per affinità di soluzioni stilistiche, di evidente matrice luminista e caravaggesca, ma con accentuata dipendenza da modelli di Giovan Battista Caracciolo dei primi anni Venti del secolo, all’interno di un ormai consistente nucleo di tele assegnate dalla critica in anni recenti all’autore di un Una ultima cena (cm. 346x339), collocata sull’altare del transetto a sinistra della chiesa parrocchiale di Fontanarosa, in provincia di Avellino, ma originariamente sistemata nella cappella del Corpus Domini. L’autore di questo dipinto, per il quale inizialmente si era proposto il nome del siciliano Alonzo Rodriguez (Raffaello Causa), è stato poi per qualche tempo indicato, dalla città in cui l’Ultima cena è collocata, come Maestro di Fontanarosa. Nel 1991 Ferdinando Bologna aveva suggerito, invece, di identificare quest’ultimo con il pittore Girolamo De Magistro, autore di una modesta tela con Santa Lucia, firmata, della chiesa napoletana di Santa Maria della Sanità. Nell’occasione, con altri dipinti variamente collocati, assegnò allo stesso pittore, per evidenti concordanze di resa pittorica con la tela di Fontanarosa, anche le figure degl’apostoli, già assegnate a Battistello Caracciolo da Giovanni Previtali nel 1972, dipinte nel registro inferiore dell’Assunzione di Maria, lasciata incompiuta da Teodoro D’Errico alla fine del secolo precedente nel soffitto della chiesa di San Gregorio Armeno a Napoli. All’autore di questi apostoli Stefano Causa attribuì nel 1998, sempre nello stesso soffitto di San Gregorio Armeno, anche i cherubini negli angoli e ‘le scenette’ con i martiri di Santo Stefano, di San Lorenzo, di San Pantaleone e di San Biagio, dipinti in quattro riquadri dell’intempiatura. Solo nel 1999, con i risultati delle ricerche archivistiche condotte da Giuseppe De Vito, fu possibile identificare l’autore degli interventi nel soffitto di San Gregorio Armeno, a completamento del lavoro interrotto dal Teodoro D’Errico, con il napoletano Giuseppe di Giudo, finallora ancora genericamente indicato, perché autore anche di una tela con l’Ultima cena collocata nella Chiesa Parrocchiale di Fontanarosa, in provincia di Avellino come “Maestro di Fontanarosa”: interventi realizzati dal Di Guido in San Gregorio Armeno tra il marzo e l’aprile del 1632, così da consentire di datare l’Ultima cena di Fontanarosa, in una fase di poco precedente, tra la fine degli anni Venti e gli inizi del decennio successivo.
Il nucleo di dipinti assegnato inizialmente al Maestro di Fontanarosa e ora concordemente dalla critica restituito al Di Guido si è successivamente accresciuto, anche grazie a contributi recenti di Giuseppe Porzio, che del pittore ha anche tracciato, pur sulla base di pochi dati disponibili, un breve profilo biografico e un’esauriente profilo critico, fissandone la data della nascita intorno al 1590, indicandone la dipendenza stilistica da Battistello Caracciolo, subito dopo il 1620 e da Giuseppe de Ribera, subito dopo il trasferimento a Napoli alla metà del 1616, nonché evidenziandone precisi contatti con il primo Filippo Vitale con il giovane Andrea Vaccaro. Appartengono infatti, con certezza al Di Guido, il Martirio di San Biagio di una privata raccolta fiorentina, forse anche precedente la tela di Fontanarosa per una più marcata dipendenza da modelli di Jusepe de Ribera intorno al 1620 e ancora in termini di vigorosa resa naturalistica, il bronzeo San Girolamo, ancora fortemente battistelliano della raccolta D’Amato a Napoli, il Giovanni Battista di collezione ignota e il San Girolamo già della Raccolta Koelliker a Milano (G. Porzio, La scuola di Ribera, Giovanni Do, Bartolomeo Passante, Enrico Fiammingo, Napoli 2014, pp. 23-24, figg. 13-22, anche per la bibliografia precedente). Mentre, rispetto a quanto proposto a vantaggio del Di Guido dal Porzio nel citato contributo del 2014, non è di quest’ultimo il San Girolamo di collocazione ignota (fig. 15) e sono da assegnare piuttosto a Hendrick van Somer, detto a Napoli Enrico Fiammingo, il Martirio di San Bartolomeo della galleria di Giovanni Sarti a Parigi (fig. 149) e il San Giovanni Battista anche già Koelliker (fig. 24).
Il San Luca qui esposto costituisce, quindi, una notevole aggiunta, all’ancora ridotto catalogo della produzione nota di Giuseppe di Giudo: un dipinto che, anche per le apparenze sontuose e monumentali, rinvia evidentemente ai modi di Battistello Caracciolo nella Lavanda degli apostoli del 1622 per il Coro della Certosa di San Martino a Napoli, accostandosi decisamente sia agli apostoli dipinti nel soffitto di San Gregorio Armeno nel 1632, sia al citato San Girolamo della raccolta D’Amato, soprattutto per le identiche stesure di materie cromatiche dense, corpose e dai toni bronzei o quasi bituminosi. Ne consegue anche per questa tela una datazione agli inizi del quarto decennio del secolo.
Napoli, 21 aprile 2016
Nicola Spinosa