L'opera è accompagnata da attestato di libera circolazione.L'opera è accompagnata da expertise a cura del Dr. Charles Avery del settembre 2020 (di cui si riporta di seguito un estratto) ed esame della lega metallica. Marchio sulla cima troncata del ceppo d'albero ''BM'' (Boissel de Monville).'Misure della base in marmo: 8,5x10x10 cm.Provenienza: Barone Hippolyte Boissel de Monville (1794-1873), collezionista e agente, soprattutto per i Rothschild. ''Catalogue de la Précieuse Collection de Bronzes Italiens des XVe et XVI siècles, composant la Collection de M B. de M[onville]'', Drouot, Parigi 24-25 gennaio 1861, lotto 11, venduto per 750 franchi.Bibliografia di riferimento: W. Bode, ''Collection of J. Pierpont Morgan: Bronzes of the Renaissance and subsequent periods'', Parigi 1910, pp. XXXIV-V.G. Brière e M.-M. Lamy, ''L'inventaire de Barthélémy Prieur, sculpteur du roi'', in Bulletin historique et littéraire de la Société du Protestantisme francais, XCVI, (Parigi 1949, pp.41-68). C. Grodecki, ''Documents du Minutier Centrai des Notaires de Paris: histoire de l'art aux XVIe siècle'' (Cl 540- 1600), II, Parigi 1986, pp. 129-33. M. Buckling, ''Die Negervenus'', Liebieghaus, Fratùcfurt-am-Main, 1991. A. Lefebure, ''L'atelier de Barthélemy Prieur et l'imagerie royale sous le règne d'Henri IV'', and R. Seelig-Teeuwen, ''Barthélemy Prieur, portraitiste d'Henri IV et Marie de Medicis'', in Avènement d'Henri IV, quatrième centenaire, vol. 5, Les arts au temps d'Henri IV, Association Henri IV, 1989 (Pau, 1992).R. Seelig-Teeuwen, ''Barthélemy Prieur, contemporain de Germain Pilon'', in Germain Pilon et les sculpteurs francais de la Renaissance (Louvre, Conférences et colloques. La Documentation française) (Parigi 1993), pp. 365-85. A. Radcliffe, ''The Robert H. Smith Collection: Bronzes 1500-1600'', Londra 1994. R. Seelig-Teeuwen, ''Prieur'', in The Dictionary of Art, London, 1996, vol. 25, pp. 576-77. A. Radcliffe and N. Penny, ''Art of the Renaissance Bronze 1500-1650'', The Robert H. Smith Collection, Londra, 2004: R. Seelig-Teeuwen, ''Prieur'', in The Encyclopedia of Sculpture, New York/Londra 2004, pp. 1362-65. R. Seelig-Teeuwen, '''Barthélémy Prieur'', in G. Bresc-Bautier & G. Scherf [ed.], Bronzes francais de la Renaissance au Siècle des lumières, Parigi, New York, Los Angeles, 2009, pp. 102-47, pp. 136 -38. R. Seelig-Teeuwen, D. Bougarit and F. G. Bewer, '''Barthélémy Prieur fondeur, son atelier, ses methods-de travail'', French Bronze Sculpture: Materials andTechniques 161h -18th century, Londra 2014, pp.18-38.Barthélémy Prieur fu uno scultore francese specializzato nella lavorazione della pietra e del marmo che - soprattutto nella fase finale della sua carriera - si specializzò nella fusione in serie di piccole sculture in bronzo pensate direttamente per il collezionismo (precedendo di poco gli sforzi dello scultore-bronzista fiorentino Antonio Susini con le sue sculture dai modelli del Giambologna). Tra il 1564 e il 1567 lavorò alla corte del duca Emanuele Filiberto di Savoia a Torino e, mentre era in Italia, è ipotizzabile che abbia visitato Firenze, Milano e Roma. È attestato a Parigi nel 1571, dove, per una cugina della sua prima protettrice, Maddalena di Savoia, eseguì due Virtù in bronzo per il monumento al cuore del conestabile Anne de Montmorency, suo defunto marito. Un inventario redatto dopo la morte della prima moglie di Prieur nel 1583 rivela la sua ricchezza e la gamma dei modelli che stava producendo in bronzo. Essendo protestante, fuggì a Sedan, dove nel 1591 fu nominato scultore del re da Enrico IV. Ritornato a Parigi insieme al monarca nel 1594, si dedicò alla decorazione architettonica del Palais du Louvre, oltre a preparare le sculture per il monumento di Enrico IV e della regina, Maria de' Medici. Un quarto di secolo dopo, un altro inventario, redatto dopo la morte dello stesso Prieur nel 1611, rivela una gamma ancora più ampia di modelli di piccoli bronzi in corso di produzione: stampi in gesso, modelli per colate in cera e bronzi, alcuni solo in parte finiti, conservati stanti nella fonderia, ecc. Questi includevano rappresentazioni del re e della regina (la più celebre delle quali è un gruppo di re Enrico IV a cavallo che sconfigge i suoi nemici) animali e figure umane classiche o di genere. LE FIGURE NUDE DI PRIEUR: Caratteristico delle numerose statuette e busti di giovani donne di Prieur, che, come il presente esempio, sono quasi sempre ninfe o dee pagane e bambini, è il profilo del viso come si può osservare in quest'opera: una fronte alta che cade all'indietro in una linea continua quasi ''greca'' con un naso piccolo, un'attaccatura dei capelli alta, mentre piccole labbra increspate fanno la loro comparsa sopra a un mento delicatamente sfuggente. Molte delle statuette di Prieur raffigurano donne nude colte nell'atto dell'abluzione. Nel catalogare un eccellente esempio di questa tipologia, Radcliffe scrisse nel 1994 e lo ripeté (con N. Penny) nel 2004: ''Non è identificabile con nessun oggetto nell'inventario di André le Notre del 1700. Tuttavia, corrisponde all'incirca in altezza con le statuette in piedi nell'inventario dopo la morte di Barthélémy Prieur del 1611. Supporto per la sua comparazione con le statuette di Prieur di donne sedute è fornita dal suo confronto, nell'ex collezione Pourtalès, Parigi, con la statuetta di una donna che si intreccia i capelli''. Radcliffe ha concluso: '''[...] il modello attuale, che è meno sofisticato nella sua composizione, è molto raro''. Tuttavia nella sua analisi mancò un passaggio illuminante di Bode nell'Introduzione al suo catalogo della Collezione Pierpont Morgan, 1910:''C'è un artista il cui nome non ci è noto, ma che si rifà da vicino ai modi di Gian Bologna. Gli si possono attribuire otto o dieci diverse statuette di bronzo, tutte di carattere simile. Come Gian Bologna, questo artista sembra essere originario dei Paesi Bassi o del nord della Francia, con un passaggio di studi in Italia, forse sotto il suo famoso connazionale. Le sue figure sono piccole e di carattere puramente di genere. giovani donne che fanno il bagno o intente a lavarsi, così come figure abbigliate. Nella costituzione le sue figure sono ancora più snelle di quelle di Gian Bologna. la loro altezza è più di nove volte la lunghezza della testa. le membra sono ferme, ma meno individuali e naturalistiche che nell'opera del maestro fiorentino, ma sono quasi più eleganti nell'aspetto, e sono eseguite e rifinite con - se possibile - ancora maggiore cura. Nessuna collezione è così ricca di opere di questo anonimo maestro come quella del signor Piepont Morgan. contiene ottimi esempi di cinque esemplari caratteristici, uno dei quali ripetuto due volte: la Donna che fa il bagno e sta per asciugarsi i piedi (n. 167). la donna che fa il bagno che si intreccia i capelli (n. 168). la Donna che fa il bagno che si gira a metà toccandosi il piede destro (n. 160). la Donna che fa il bagno e si pettina i capelli (nn. 170-171), tutti naturalmente sono nudi e appoggiati al ceppo di un albero o su un drappo. Il signor Morgan acquistò queste graziose figurine dalla Collezione Mannheim e, insieme a loro, la statuetta in bronzo di una giovane donna con un cesto da mercato al braccio (n. 172). l'intera figura, la testa piccola, la forma slanciata, l'elegante portamento e la forma delle mani, così come la potente cesellatura e la brillante patina hanno così tanti punti in comune con le figure di donne che fanno il bagno, che questa statua è senza dubbio opera dello stesso artista. Su una delle donne che fanno il bagno troviamo anche lo stesso caratteristico copricapo. L'abbigliamento di questa donna con il cesto del mercato, allo stesso tempo, ci dà un indizio sull'epoca e l'origine del creatore di tutte queste piccole figure. L'abito ha un carattere decisamente nordico e nel 1600 veniva indossato nelle aree meridionali dei Paesi Bassi e nel nord della Francia. La stessa prova è offerta dalla scultura che accompagna questa piccola figura, un giovane uomo in abito ''moderno'', che tiene i guanti in una mano, una statuetta di bronzo di dimensioni simili, di cui, tra l'altro, si segnala un esemplare analgo nel Rijksmuseum di Amsterdam. La forma, la corporatura slanciata e la piccola testa sono caratteristiche dell'arte di questa parte del paese, in particolare del nord della Francia, alla fine del Cinquecento e all'inizio del Seicento. Si può quindi, con grande probabilità, supporre che l'artista fosse un connazionale e più giovane coetaneo di Gian Bologna, il quale, come sappiamo, proveniva da Douai, allora nei Paesi Bassi''.Così Wilhelm von Bode, senza nessun documento a sua disposizione, fu in grado cento anni fa - puramente sulla base dell'osservazione e del confronto di dettagli morelliani e caratteristiche circostanziali - di identificare un gruppo di bronzi che costituisce ancora oggi il nucleo dell'opera dell'artista che ora sappiamo essere Barthélémy Prieur. Quattro delle statuette sono ora nella Huntington Art Collection, San Marino, California. Prieur aveva infatti da sette a dieci anni meno di Giambologna (1525 /-29 - 1608) e morì solo tre anni dopo di lui. È interessante notare che Bode sia riuscito a comprendere dai loro stili e dalle loro metodologie di lavorazione che erano sostanzialmente connazionali, rispettivamente del nord della Francia e delle Fiandre francofone (Vallonia).Il presente modello, ben rifinito e patinato, dell'affascinante composizione di Prieur, di cui si conoscono solo una mezza dozzina di esemplari, risale forse agli inizi della sua produzione di statuette, negli anni ottanta e novanta del Cinquecento. Può essere confrontato con il bronzo della Smith Collection della National Gallery of Art (Washington, D.C.) e può fregiarsi della provenienza dalla collezione del Barone Boissel de Monville, uno dei più colti e raffinati conoscitori di bronzi mai vissuto.IL COLLEZIONISTA, BARONE DE MONVILLE:Il Barone Hippolyte Boissel de Monville (1794-1873) è una figura il cui nome compare frequentemente nei documenti di vendita e nelle notizie del mercato dell'arte nei decenni centrali del diciannovesimo secolo. Monville era l'ultimo discendente di un'antica famiglia aristocratica della Normandia. Sposò la figlia del generale di Napoleone Lannes, che divenne marchese di Montebello. la loro figlia nel 1843 sposò il marchese de la Roche-Aymon. Non avendo avuto eredi maschi, la baronia si estinse con la morte di Monville nel 1873. Monville fu un ''marchand-amateur'' che, nel corso della sua vita, creò almeno tre collezioni, che vendette poi all'asta. La più nota di queste vendite è quella tenutasi a Parigi il 24-25 gennaio 1861, consistente in una vasta collezione di placchette rinascimentali, oltre a piccole sculture in bronzo e oggetti d'arte. In occasione di questa vendita, si decise di contrassegnare ogni lotto con il marchio ''B.M.'', la cui matrice venne distrutta dopo la vendita. Il reale significato delle iniziali B.M. è stato riconosciuto dalla critica solo negli ultimi decenni: grazie a questo dato, è eccezionalmente possibile risalire oggi ad un gran numero delle opere vendute nell'asta del 1861. Monville riprese poi nuovamente ad allestire nuove collezioni, prestando poi numerosi oggetti al Musée Rétrospectif nel 1865.Il nome del Barone de Monville è registrato in numerosi elenchi commerciali parigini negli anni '60 e '70 dell'Ottocento, e si presume che mantenesse un ufficio a Parigi per i suoi affari, che consistevano in gran parte nel suo lavoro come principale agente/acquirente per i Rothschild. Viaggiava costantemente a loro nome e soggiornava spesso a Firenze, dove fu stretto collaboratore e rivale del mercante Alessandro Foresi. In un articolo per il giornale satirico ''Il Piovano Arlotto'' nel 1858, Foresi criticava aspramente i principali mercanti fiorentini la cui avidità li portò a cercare di fare fortuna con ''i Fould, i Rothschild, gli Aguados, i Monville, i Sellier e tutti quelli collezionisti affamati di stoviglie italiane e altri soprammobili del Cinquecento''. Foresi altrove notò che Monville aveva a sua disposizione le borse [di denaro] di James de Rothschild, di sua moglie e dei tre figli, Gustave, Adolphe e Salomon, e di due delle loro mogli. egli ''viaggiò spesso in Italia e svuotò quelle borse più a Firenze che altrove, acquistando per questi sette Cresi le spoglie più importanti e graziose del Rinascimento''. È quindi probabile che Monville sia stato responsabile dell'acquisizione di molti dei tesori di scultura e delle arti decorative riuniti nel diciannovesimo secolo dai Rothschild francesi.