Scultore lombardo, fine sec. XVI
VENERE
marmo, cm 117x57x40
Lombard sculptor, late 16th century
VENUS
marble, 117x57x40 cm
Bibliografia di confronto
G. Gentilini, A. Morandotti, The sculptures of the Nymphaeum at Lainate. The Origins of the Mellon Venus and Bacchus, in “Studies in the History af Art”, XXIV (1990), pp. 135-171;
S. Zanuso, Marco Antonio Prestinari scultore di Federico Borromeo, in “Nuovi Studi”, III (1998), 5, pp. 85-109;
A. Morandotti, Milano profana nell'età dei Borromeo, Milano 2005, pp. 230-285
La figura femminile sedente, con una sontuosa acconciatura e intenta a tenere per la coda un essere pisciforme, forse un delfino, deve interpretarsi come una Venere. Pur presentando la superficie parzialmente consunta, a causa di una probabile, lunga esposizione all'esterno, la statua si rivela integra. Deve inoltre immaginarsi esposta in una fontana, probabilmente in una struttura addossata alla parete vista la lavorazione più corsiva del retro.
Con la sua espressione felina la figura sembra inquadrabile entro il mondo della Milano tardo-cinquecentesca, ancora segnata dalle ricadute di Leonardo e della scuola locale. I tratti guizzanti del viso e il lieve, soffuso sorriso sulle labbra sono alcuni degli aspetti di matrice leonardesca più evidenti, fusi ormai entro uno schema compositivo che risente delle invenzioni di Giambologna. Lo scultore probabilmente più notevole nella Milano di questi anni è Francesco Brambilla, nel cui seguito lavora anche il giovane Giulio Cesare Procaccini, documentatamente impegnato come scultore, anche in marmo, nel corso degli anni novanta del Cinquecento.
Nel Ninfeo della villa di Pirro Visconti a Lainate, un pantheon della statuaria profana a questa altezza cronologica in terra lombarda, si ritrovano altre figure femminili di simile soggetto, che permettono di visualizzare il contesto culturale entro cui si colloca la creazione di questo marmo.