Firma e anno in basso a sinistra. Al retro cartiglio descrittivo XXIII Esposizione Biennale Internazionale d'Arte - Venezia, 1942. Pubblicazione: Gregor Sciltian a cura di Marziano Bernardi, Ulrico Hoepli Editore, Milano,1946. XXIII Esposizione Biennale Internazionale d'arte: catalogo, 2. ed., Venezia, 1942, p. 96. Provenienza: Collezione Umberto Baracchi, Milano- Collezione privata, Roma. L'opera è accompagnata dall'expertise e dall'autentica su fotografia del Dott. Stefano Sbarbaro. Susanna e i Vecchioni è un’opera storica di Gregorio Sciltian realizzata nel 1939. Il quadro è incluso nell’Opera Omnia pubblicata da Hoepli nel 1986 (all’indomani della morte dell’artista), sia come minimale nel catalogo delle opere (106) sia riprodotta in bianco e nero a piena pagina alla tavola 32. Fu esposto in diverse mostre che segnarono l’ascesa e i primi successi dell’artista che a partire dal 1933 trovò nella città di Milano un’attenzione collezionistica di un certo rilievo. Il lavoro fu presentato per la prima volta alla Galleria Gian Ferrari di Milano nel 1939 e l’anno successivo al Lyceum di Firenze, ma furono sicuramente ancora più importanti le collocazioni nel 1942 alla Galleria il Milione di Milano e soprattutto alla XXV Biennale di Venezia. Quell’anno fu particolarmente importante nella carriera dell’artista perché un articolo a firma di Ugo Ojetti del 25 febbraio comparso sul Corriere della Sera lo rivelò al grande pubblico facendo di lui un artista di grande successo ambito dai principali collezionisti. L’opera è inoltre pubblicata nella preziosa pubblicazione di Ulrico Hoepli del 1944 dal titolo Sciltian, con un surreale racconto di Giovanni Comisso. L’opera appartiene a una fase molto feconda dell’artista che proprio in quegli anni realizzò alcune delle sue opere migliori a cominciare dal Bacco in Osteria conservata alla GNAM di Roma una monumentale tela nella quale Sciltian prosegue nel suo intento di attualizzare le iconografie caravaggesche. Anche Susanna e i Vecchioni appartiene a questo filone che caratterizzò notevolmente la produzione dell’artista che si distinse in quel decennio proprio per queste singolari interpretazioni di soggetti tratti dalla tradizione pittorica barocca. In questo caso Sciltian sceglie un soggetto biblico particolarmente caro alla pittura seicentesca (anche se già vagliato nel secolo precedente) episodio narrato nel capitolo XII del libro del profeta Daniele. La vicenda riguarda gli interessi di due anziani nei confronti della bella e casta Susanna. Ospiti della casa di un ricco ebreo, vedendo la giovane mentre faceva il bagno ne restano ammaliati al punto da minacciare, nel caso in cui non si fosse a loro concessa, di rivelare al marito di averla sorpresa con un altro uomo accusandola così di un falso tradimento. Susanna non cede alle loro minacce e la vicenda finisce in tribunale con la donna accusata di adulterio un reato molto grave punito con la pena capitale. Sarà solo l’intervento provvidenziale del profeta Daniele a salvarla dalla condanna a morte.L’iconografia ha nel corso della storia dell’arte ispirato grandissimi artisti come Lorenzo Lotto, Tintoretto, Paolo Veronese ma è soprattutto in epoca barocca che il soggetto si diffuse grazie alle prove di Rubens, de Ribera, Guido Reni, Rembrandt ma si è soliti associarlo, nei termini in cui si intreccia con le sue drammatiche vicende biografiche, soprattutto con la figura di Artemisia Gentileschi che ritorno su questa vicenda in almeno tre diverse prove. Sciltian attualizza la scena portandola all’interno di un camerino di un moderno teatro, lo intuiamo anche dalla locandina parzialmente visibile sullo sfondo. I due anziani irrompono al suo interno sorprendendo Susanna a seno scoperto mentre è intenta a cambiarsi dopo una rappresentazione. Uno di loro porta con sé un mazzo di fiori e si sporge dalla porta per guardare la bella Susanna mentre l’altro rimane ancora sulla soglia. La donna ha una reazione di imbarazzo e di timore al loro arrivo, intuiamo che si tratta di una ballerina dalle tipiche scarpette sistemate in primo piano su una valigia. Sciltian si concentra su diversi dettagli che concorrono alla narrazione della scena, come i trucchi sistemati sul tavolino su cui è riposto uno specchio, le unghie smaltate di rosso, la fede sulla mano sinistra, il paravento sullo sfondo con tre battenti sul quale si proietta una luce dal taglio chiaramente caravaggesco. Gli anni Trenta saranno un periodo proficuo e di grande ispirazione per il pittore che ebbe modo di guadagnare l’attenzione di un collezionismo sempre più altolocato. A partire dagli anni Quaranta cominciarono i suoi primi successi come ritrattista dell’alta aristocrazia milanese. Il mercato decretò al pittore russo un successo clamoroso, i suoi trompe l’oeil e le sue nature morte erano assai ricercate dai collezionisti a partire da quegli anni difficili all’uscita dal conflitto ma Sciltian continuò a essere un pittore molto ricercato e alla moda anche negli anni del boom economico. Molto più rari questi soggetti nel quale si intrecciano rievocazioni di iconografie tratte dalla tradizione pittorica con la necessità di una loro trasposizione ai giorni nostri calandole nello scorrere del quotidiano quasi a trasformarle in una moderna e spiazzante pittura di genere.