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Argenti italiani ed europei

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GIUSEPPE VALADIER, CAFFETTIERA, ROMA, 1785 CIRCA

 GIUSEPPE VALADIER, CAFFETTIERA, ROMA, 1785 CIRCA
in argento, base quadrata su cui pogga il piede circolare profilato da corona di alloro, corpo a balaustro con la parte inferiore decorata da foglie lanceolate, due anse a voluta centrate da mascheroni uno dei quale funge da versatoio, coperchio con finale a pigna, alt. cm 41, largh. cm 23, g 1560

GIUSEPPE VALADIER, A SILVER COFFEE POT, ROMA, 1785 CIRCA

La caffettiera è corredata di parere scritto a cura di Alvar González-Palacios
Una caffettiera di Giuseppe Valadier
Alvar González-Palacios
L’importante caffettiera qui presentata è simile ma non identica a due esemplari da me stesso pubblicati diversi anni or sono, facenti parte di un servizio eseguito da Giuseppe Valadier (1762-1839) per Monsignor Antonio Maria Odescalchi (1763-1812), figlio del Principe Livio e di Vittoria Corsini, e da questi venduto al proprio cugino, il Principe Tommaso Corsini (1). Odescalchi, membro della famiglia papale di Innocenzo XI, fu nunzio a Firenze nel 1795, arcivescovo di Iconio in partibus e in seguito cardinale. Il servizio che per lui Giuseppe Valadier approntò, può essere considerato uno dei più fastosi insiemi del tardo Settecento italiano, composto di pezzi che portano sia il marchio della bottega Valadier (con le iniziali di Luigi e tre gigli (2) e adoperato da Giuseppe Valadier ancora dopo la morte del padre) sia un bollo camerale utilizzato a Roma a partire dal 1795, anno in cui Monsignor Odescalchi fu nominato nunzio (3). A questi si affianca un punzone di proprietà raffigurante la navicella dello stemma Odescalchi.
In seguito è stato reso noto un altro servizio, molto simile a quello Odescalchi, eseguito agli inizi dell’Ottocento per un membro della famiglia Pallavicini Rospigliosi da Giuseppe Valadier anche come appaltatore che via via ripropone modelli già ideati qualche anno prima affidandone l’esecuzione ad alcuni suoi colleghi come Roberto Tombesi (4). Una zuccheriera e una caffettiera simili a quelle Odescalchi ma dorate apparvero anni fa sul mercato antiquario (5).
La caffettiera ora esaminata, come si accennava, non è identica a quella del servizio Odescalchi della quale è probabilmente più antica. In essa non compaiono le teste di leone (allusive ad una delle figure araldiche degli Odescalchi) né i festoni sul corpo principale; anche le proporzioni sono lievemente diverse giacché l’altezza complessiva del nostro argento è superiore a quella degli esemplari Odescalchi.
Esaminando ora i punzoni impressi sul metallo si trova quello composto dalle iniziali LV accompagnate da tre gigli, già citato; il bollo camerale con le chiavi e il padiglione sembra corrispondere piuttosto a quello del 1785 (6). In questo caso ovviamente la nuova opera di Giuseppe Valadier qui resa nota risulterebbe, come si accennava, più antica di quella Odescalchi. Questo dà alla caffettiera qui studiata un’ulteriore importanza. Il modello è già di per sé una delle più eleganti creazioni della celebre bottega di coloro che sono da considerare i maggiori argentieri italiani del XVIII secolo. Il corpo, sapientemente scanalato è percorso orizzontalmente da tre registri con meandri che risaltano su un fondo bulinato; la base è rifinita da un serto di alloro e infine i manici si innalzano con grande enfasi giacché uno di essi è in realtà un versatoio: i mascheroni grotteschi con le fauci spalancate non hanno dunque la stessa funzione, essendo uno un beccuccio e l’altro un sicuro appiglio per la presa. Così concepito l’insieme appare come un bizzarro oggetto antico costruito in materiali preziosi. Il successo di questo modello dunque fu notevole e infatti esiste un esemplare con anse analoghe e di un gusto più tardo ma di cui non sono certo della paternità (7).
(1) A. González-Palacios, Il Gusto dei Principi, Milano, 1993, pp, 199-205, a fig. 374 (alt cm. 36,2).
(2) C. G. Bulgari, Argentieri, gemmari e orafi d’Italia. Roma, Roma, 1958, II, nn. 1055, 1057
(3) C.G. Bulgari, A. Bulgari Calissoni, Regolamenti, bolli e bollatori della città di Roma, Roma, 1977, n.140.
(4) Di Castro, A.M. Pedrocchi, “Giuseppe Valadier e il servizio di Palazzo Pallavicini”, in Antologia di Belle Arti, 39-42, 1991-1992, pp. 111-114.
(5) A. González-Palacios, Luigi Valadier, New York, The Frick Collection, 2018, p.472.
(6) Bulgari, Calissoni, op. cit, n. 137a.
(7) Valadier. Splendore nella Roma del Settecento, cat. della mostra a cura di A. Coliva, Roma, Villa Borghese, 2019, cat. 36.





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ven 10 GIUGNO - ven 17 GIUGNO 2022
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