L'opera è accompagnata da scheda a cura di Federico BertiRaffigurato in questa tela è il ritratto di un corpulento uomo maturo, il volto in lieve scorcio incorniciato da una folta barba bianca. Si intravede anche parte del busto, avvolto in un pesante abito di pelliccia aperto a rivelare una candida camicia caratterizzata da un ampio colletto, di dimensioni inusuali. Sul petto scorgiamo anche catenelle e un elaborato e massiccio collare.Questo bizzarro personaggio dall'aspetto arcaico e vagamente germanico con evidenza ''di fantasia'', si ritrova in una incisione settecentesca, che lo riproduce con notevole esattezza. La stampa fu realizzata dagli incisori Innocente Alessandri (1741-1803) e Pietro Scattaglia (1740-?), titolari a Venezia di una stamperia chiamata Calcografia Magna. Autore del disegno, secondo quanto riportato dall'iscrizione in basso a sinistra sotto l'immagine (''I.B. Tiepolo in.''), è Giovan Battista Tiepolo. Sotto l'immagine campeggia la scritta ''Excellentissimo Viro/Senatori Amplissimo'' che circonda l'arme di famiglia.Federico (1700-1787) discendeva dal ramo ''del Torre'' della famiglia. Senatore della Serenissima, a partire dai 25 anni ebbe importanti cariche di governo, come ''Savio'', ''Provveditore'', ''Consigliere'' (vedi L. Casella, i Savorgnan. La famiglia e le opportunità del potere, Roma, 2003, pp. 246-250).L'incisione faceva parte di una raccolta di stampe raffiguranti ''teste di carattere'', secondo una moda tipicamente settecentesca e in particolar modo veneziana, tutte dedicate ad importanti personaggi veneziani dell'epoca. Tra gli autori degli esemplari a noi conosciuti campeggiano i nomi di alcuni tra i maggiori artisti veneziani del Settecento. L'evidente somiglianza tra il dipinto in esame e la stampa dedicata a Federico Savorgnan spinge a constatare che il disegno all'origine della lastra, probabilmente di Tiepolo come riportato nell'incisione, è stato ispirato dal nostro dipinto. Quest'ultimo, realizzato con decise pennellate e con una immediatezza che lo avvicina ad un bozzetto, non può in alcun modo essere, viceversa, di Tiepolo o una derivazione dai suoi studi, non avendo nessuna somiglianza al modus pingendi dell'artista settecentesco.Appare invece evidente per ovvi raffronti stilistici che la tela oggetto di questo studio sia opera del fiorentino ma veneziano d'adozione Sebastiano Mazzoni, artista più antico di oltre un secolo. Questo talentuoso pittore, stabilitosi in Laguna sul finire del quinto decennio del Seicento, fu autore di opere che uniscono una spigliatezza pittorica degna di Bernardo Strozzi, che fu tra i suoi principali punti di riferimento, e una vena bizzarra e irriverente tipica della sua terra d'origine.L'opera al confronto della quale si palesa con maggiore evidenza la paternità del Mazzoni del dipinto in esame è il Tributo della moneta, apparso recentemente sul mercato antiquario fiorentino e databile al primo periodo venenziano. Una Venere di Sebastiano Mazzoni compariva nell'importante collezione Alessandro Savorgnan del Monte a Sant'Agnese, e non è da escludere che anche il ramo del Torre avesse sue opere. Una ipotesi formulabile con assoluta prudenza è che i Savorgnan, ai quali furono dedicate almeno altre due stampe della serie citata tratte da disegni del Piazzetta, possedessero questo dipinto, e che magari Mazzoni l'avesse realizzato, intorno alla metà del XVII secolo, come raffigurazione di fantasia di un antenato friulano. Questo spiegherebbe l'abbigliamento particolare e nordicheggiante del personaggio, magari raffigurante proprio quel Federico Savorgnan, capitano di ventura del Trecento, che aveva iniziato le fortune della famiglia.In ogni caso la vena fantasiosa e la passione per personaggi curiosi ed esotici del Tiepolo aveva trovato, in questo dipinto del più antico collega di origine fiorentina, una fonte di ispirazione per le sue creazioni grafiche, una interessante rivelazione degna di ulteriori approfondimenti.