Al retro credito dell'artista. Difetti. Provenienza: Casa Bernardino Zapponi, uno degli storici sceneggiatori di Federico Fellini. Franco Pinna è il fotografo che ha seguito il Maestro in tanti film e fatto la storia anche dell’immaginario felliniano. La foto presentata proviene però dal periodo della sua collaborazione con il grande antropologo Ernesto De Martino, il padre della moderna antropologia, con il quale lavorò a lungo verso la metà degli anni 50 girando l’Italia magica e misteriosa come il Salento, La Lucania, documentando e raccontando fenomeni come ad esempio il tarantismo.Le foto di questa serie sono un omaggio al Memento Mori ambientato nella cripta dell’abbazia Di San Pietro In Valle, all’interno del Parco Fluviale del Fiume Nera, uno dei luoghi più suggestivi dell’intera Umbria. Una cripta risalente al XV sec .Dal XVI sec. in poi vennero qui inumati tutti i defunti del Borgo di Precetto (la pratica del seppellimento spettava presumibilmente all'Ordine dei frati minori Cappuccini) fino a quando l'emanazione dell'Editto napoleonico di Saint Cloud “Décret Impérial sur les Sépultures” esteso all'Italia nel 1806 , vietò qualsiasi sepoltura all'interno delle mura cittadine e vennero istituiti i cimiteri extraurbani (l'ultima sepoltura nella cripta è avvenne il 18 Maggio 1871). Oltre a vietarne la sepoltura fu ordinata la riesumazione dei corpi all'interno della cripta e solo in quel momento si poté constatare la perfetta mummificazione di alcuni di essi i cui corpi, di colore giallastro, ad una prima ispezione autoptica rivelavano che la loro mummificazione era completamente spontanea e che era dovuta principalmente ad un'essiccazione totale delle parti molli. Oltre a conservare la pelle, alcuni di essi presentavano ancora intatte le unghie, i denti, le orecchie, le labbra, gli organi genitali, la barba ed i capelli. Molti furono gli studiosi che sul finire del XIX sec. si recarono a Ferentillo per studiare questo fenomeno, tra cui due fisici dell'Accademia dei Lincei, il Dott. Carlo Maggiorani (1800 - 1885) ed il Dott. Aliprando Moriggia (1830 - 1906), supportati dal chimico Vincenzo Latini (1805 - 1862). Quest’ultimo svolse analisi chimiche del suolo che evidenziarono come questo fosse principalmente composto da sali di calcio, da calcare e da argilla. Secondo questi studi la natura igroscopica (che attrae l’acqua) del suolo avrebbe favorito la disidratazione dei cadaveri sepolti, mentre l’ambiente fresco ed asciutto, ventilato attraverso finestre continuamente aperte, avrebbe potenziato il processo. Probabilmente influenzati anche dalle osservazioni sulle mummie di Venzone, essi pensarono che - oltre ai fattori fisici evidenziati - la crescita di funghi potesse aver giocato un ruolo nell’essiccazione dei corpi. Potrebbe anche essere supposto che i corpi sepolti in un suolo ricco di ossido di calcio si siano conservati grazie all’inattivazione degli enzimi conseguente all’alterazione del grado di acidità. I corpi venivano infatti seppelliti a diretto contatto con il terreno (solo alcuni sono stati rinvenuti in bare), disposti lungo il perimetro murario e lasciati decomporre per poi poter tumulare i resti nell'ossario della Cripta. Ad oggi si contano 24 mummie umane (tre sono esposte presso il Museo Anatomico dell'Università di Perugia) che comprendono uomini, donne e bambini come pure 10 teste conservate, più di 270 teschi, una bara sigillata e due volatili mummificati a seguito di esperimenti effettuati nel secolo scorso. Durante gli ultimi interventi di pulitura e manutenzione della Cripta sono state rinvenute delle sepolture nella sala antecedente la Cripta forse destinate ai non battezzati.