Provenienza: Collezione privata.Bibliografia di riferimento: Stella Rudolph, La pittura del Settecento a Roma, Milano 1983, nn.9-10. L'opera è accompagnata dalla scheda a cura di Emilio Negro, 21 maggio 2006. Questo interessante dipinto ad olio su rame è ben conservato e raffigura i Santi Pietro e Giovanni Evangelista che risanano uno storpio (Atti degli Apostoli, 3, 18). Si tratta di uno dei primi casi di guarigione miracolosa operati dal principe degli apostoli dinanzi a S. Giovanni Evangelista, presso la Porta Bella del tempio di Gerusalemme. L'episodio, che sarà cagione del primo scontro tra i discepoli di Cristo ed i sacerdoti ebraici, vede come protagonista S. Pietro, effigiato come di consueto come un vigoroso uomo di mezza età, dai tratti da popolano, tonsurato, con i capelli e la barba grigi, corti e ricci, mentre indossa un mantello giallo oro ed ha come attributo specifico le due chiavi - dal passo ''a te darò le chiavi del regno dei cieli'' (Matteo, 16, 19)-, l'una d'oro e l'altra d'argento, o di ferro. queste ultime aprono rispettivamente la porta del paradiso e dell'inferno, o altrimenti possono essere intese in riferimento al potere di Pietro di assolvere o scomunicare.Nell'accattivante opera qui esaminata l'episodio è riletto in termini quasi arcadici, com'era consuetudine dei pittori attivi nel XVIII secolo: i personaggi vestono abiti approssimativamente antichi, il tempio ebraico visibile sulla sinistra riprende verosimilmente i moduli delle architetture classiche romane, mentre la città, le colline e la campagna, visibili sullo sfondo, rimandano piuttosto al paesaggio laziale.Riguardo ai caratteri stilistici del quadro è inevitabile rimarcare che si evidenzia l'operato di un valente pittore attivo in Italia nel corso del Settecento. un artista dal fare piacevole e fantasioso, tipico dei maestri legati per tradizione figurativa all'elegante lessico pittorico di Domenico Zampieri detto Domenichino e Pietro Berrettini da Cortona, in attinenza d'intenti con gli esempi ed il magistero di Gian Lorenzo Bernini.E' perciò con le opere dei migliori autori attivi a Roma nel corso del Settecento che si deve confrontare questa tela. Vi si rende infatti manifesta l'opera di un valente maestro di scuola centro italiana, maturato artisticamente nell'Urbe, nell'affinato e dinamico milieu intellettuale che gravitava nell'orbita della celeberrima Accademia di S.Luca e, nel contempo, nella cerchia della curia pontificia. Nel nostro quadro, infatti, oltre a rimandi compositivi ad alcuni esemplari devozionali di grande successo diffusi nel corso del Seicento, comapiono altresì palesi omaggi al cosiddetto ''bello'' ideale divulgato da Carlo Maratta: gli accordi cromatici ottenuti con teneri effetti di lume e una scoperta sensibilità per le risoluzioni tardo-barocche. soluzioni pittoriche assai chiare che conducono ad identificare la mano dell'autore dei Santi Pietro e Giovanni Evangelista che risanano uno storpio, in quella dell'interessante Emanuele Alfani (Perugia, 1736-1774). Questi, assai noto in vita, fu a lungo ingiustamente quasi dimenticato, nonostante fosse stato uno degli artisti più singolari fra quelli che operarono a Roma e nel centro dell'Italia nel corso del Secolo dei Lumi. tanto affermato che ottenne incarichi significativi da gentiluomini, ricchi mercanti e prelati appartenenti alla corte pontificia. Per avere conferma dell'attribuzione avanzata basterà confrontare il rame in esame con altre pitture realizzate dal maestro umbro: la Maddalena in estasi a cui appare la croce (datata 1736, Roma, chieda dei SS. Celso e Giuliano) o il S. Benedetto che calpesta gli idoli (firmato e datato 1774, Rieti, chieda di S. Benedetto). nelle due opere richiamate si mettono in evidenza palesi analogie di stile con il nostro Santi Pietro e Giovanni Evangelista che risanano uno storpio, ossia una temperie dolce, malinconica, vagamente paganeggiante, rischiarata da teneri accordi cromatici neocortoneschi: caratteri peculiari delle composizioni migliori licenziate da Emanuele Alfani.