Siamo di fronte ad un set di piatti di diametro standard da commensale, apodi, con ampio cavetto e larga tesa leggermente obliqua. In ciascuno, al centro del cavetto, campeggia il motivo del “fior di loto” (“ninfea”), con il fiore a petali aperti sorretto da foglie e steli fioriti, tra cui garofani. Delimita il cavetto una stretta fascia orientaleggiante e sulla tesa sono dipinti quattro cespi fioriti.
Questi piatti in origine facevano parte di un servizio che solitamente, oltre a piatti piani e fondine da commensale, comprendeva vassoi ovali, piatti tondi da portata, salsiere e zuppiere. La foggia piana esalta tutti i caratteri di questa “cineseria”, che gli studiosi nel tempo hanno preferito denominare “a doppio tulipano”, “peonia” ecc. 1. Essa di certo è delle più raffinate tematiche espresse dalla Ferniani di Faenza, unitamente al più celebrato “garofano”, a testimonianza la continua attenzione prestata all’interno della fabbrica agli esiti settecenteschi raggiunti da altre manifatture italiane, quali la Rubati a Milano e gli Antonibon a Nove. Piatti simili si conservano nel Museo Int. delle ceramiche in Faenza2, in raccolte private e nel Museo campionario della fabbrica.
1RAVANELLI GUIDOTTI 2009, p. 231.
2RAVANELLI GUIDOTTI 2009, pp. 232 e s. scheda 79.
Bibliografia:
2009
RAVANELLI GUIDOTTI CARMEN, La Fabbrica Ferniani Ceramiche faentine dal barocco all’eclettismo, Milano 2009.