Angelo Inganni
(Brescia 1807 - Gussago (BS) 1880)
VEDUTA DEL TEATRO DELLA SCALA DALLA CORSIA DEL GIARDINO
olio su tela, cm 28,3x36,5
firmato in basso a destra A. Inganni
VIEW OF THE SCALA THEATER FROM THE CORSIA DEL GIARDINO
oil on canvas, 28,3x36,5 cm
signed lower right A. Inganni
Esposizioni:
1959, Milano
Bibliografia:
Sioli Legnani 1940, ill. n. 4 p. 194;
Nicodemi 1942b, p.93, tav. 10;
Monti 1946, tav. V;
Pagani 1955, p.16;
Il Cinquantanove 1959 (fuori catalogo);
M.C. Gozzoli, in Gozzoli, Rosei 1975, p. 241, nota 28;
Anzani 1975, I, rit. in scheda n. 356 p. 119;
P. Segramora, in Angelo Inganni 1998, cit. in scheda n. 27, p. 205;
E. Mazzocca, in Arredi e dipinti 2011, lotto 1374, pp 26-27;
L’Ottocento tra poesia rurale e realtà urbana Silvana Edit. Pag. 77
Pubblicazioni:
“Ottocento - Catalogo dell’arte italiana dell’800” Metamorfosi edit. N°41 (2012) pag. 279
La Milano che accoglie il bresciano Angelo Inganni nel 1830 è una Milano che, in piena Restaurazione, si sta abbellendo dal punto di vista urbanistico senza apportare modifiche rivoluzionarie. Aperta alle novità architettoniche neoclassiche, la città conserva i suoi caratteristici caseggiati migliorandone dei dettagli soprattutto in facciata. Gli spazi urbani ammodernati restituiscono così all’osservatore piacevoli scorci pittoreschi che Inganni coglie più volte durante il suo soggiorno milanese protratto fino al 1859. Ed è all’inizio di quel decennio che l’artista realizza alcune vedute di Piazza della Scala tra cui il dipinto conservato al Museo Teatrale della Scala che reca l’iscrizione “Dal vero Angelo Inganni fece 1852”. Il nostro quadro, dalle dimensioni più contenute, ma dalla vivacità e scioltezza nella raffigurazione delle macchiette che animano la Corsia del Giardino, l’odierna via Manzoni, ne è una prima felice idea. Una seconda versione coeva è passata in asta da Sotheby’s nel 2003 (Mazzocca, 2011)
Il luogo che siamo soliti identificare con una delle più rinomate piazze milanesi, all’epoca del dipinto di Inganni non esisteva ancora: solo nel 1858 verrà demolito il corpo di case appoggiate a Palazzo Marino aprendo così uno slargo davanti al teatro di Giuseppe Piermarini su cui si affaccerà la Galleria Vittorio Emanuele. L’opera di Angelo Inganni è quindi una preziosa testimonianza non solo di quello che era il tessuto urbanistico cittadino ma anche della vita ambrosiana a metà Ottocento, con la via animata di signori a passeggio in mezzo alla strada polverosa tra garzoni frettolosi e cani che si rincorrono incuranti del passaggio della carrozza, di negozi e caffè dai tendoni a righe e di vecchi venditori ambulanti con il banco pieno di gabbie di canarini. Punto focale della scena è il teatro alla Scala colpito dai raggi di un caldo sole che brilla in un cielo dal blu intenso macchiato da bianche nuvole.
Del dipinto si conosce una prima versione, datata 1850 (Brescia, collezione privata), più definita e nitida nei dettagli. Il pittore vi raffigura sempre il teatro visto da una posizione più ravvicinata tanto da non mostrare l’edificio nella sua interezza e un cielo maggiormente terso che crea un contrasto chiaroscurale più netto.